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Caltanissetta, strutture sportive, un miraggio: squadre costrette a “migrare”

Giovani si allenano e disputano le partite lontano da casa

20 Ottobre 2025, 08:58

Caltanissetta, strutture sportive, un miraggio: squadre costrette a “migrare”

La stagione sportiva 2025/26 è alle porte e la Delegazione Provinciale di Caltanissetta, guidata dal presidente Giorgio Vitale, si prepara con entusiasmo a dare il via a un’annata che promette emozioni e competizione. Il calcio nisseno, dopo anni difficili segnati dalla pandemia, torna a respirare, a correre, a sognare. Il lavoro instancabile della Delegazione, fatto di incontri, viaggi e passione, ha dato vita a una Terza Categoria che si preannuncia combattuta e ricca di contenuti tecnici e umani.

Dieci squadre ai nastri di partenza, un calendario già definito, e un movimento giovanile che mostra segnali incoraggianti con ben 23 squadre tra Under 15 e Under 17. Ma dietro l’entusiasmo e la vitalità del calcio provinciale, si nasconde una realtà che stride con i risultati ottenuti: l’assenza di strutture sportive adeguate.

Cinque squadre su dieci della Terza Categoria saranno costrette a giocare in “esilio”, lontano dal proprio territorio:

  • Acquaviva disputerà le gare a Mussomeli
  • Delia a Sommatino
  • Montedoro a Serradifalco
  • Caterinese a Marianopoli
  • Tre Torri Campobello a Ravanusa

Un dato che non può passare inosservato e che solleva interrogativi profondi sullo stato dell’impiantistica sportiva nel nisseno.

«Siamo soddisfatti per la salute del movimento – ha dichiarato il presidente Vitale – ma non possiamo ignorare l’assenza delle grandi piazze come Caltanissetta, Gela e San Cataldo, né il silenzio calcistico di Mussomeli, Marianopoli e Butera». Parole che, pur nella loro compostezza, raccontano una verità amara: il calcio c’è, ma non ha dove giocare.

La rinascita di Campofranco e La Riesina è un segnale positivo, ma non basta a colmare il vuoto lasciato da impianti fatiscenti, chiusi o non omologati. Il rischio è che l’entusiasmo dei dirigenti e dei giovani atleti venga soffocato dalla mancanza di spazi, di campi, di luoghi dove il calcio possa vivere e crescere.

In un territorio che ha fame di sport, la risposta delle istituzioni dovrebbe essere immediata e concreta. Perché il calcio non è solo competizione: è socialità, educazione, presidio culturale. E senza strutture, anche il sogno più bello rischia di restare chiuso negli spogliatoi.