il caso
Acquedotto Favara di Burgio, Aica minaccia azioni giudiziarie
La società consortile sfida la Regione: "La gestione a Siciliacque è errata e illegittima"
Danila Nobile, presidente del Cda di Aica
L’Azienda Idrica Comuni Agrigento non arretra di un passo. La presidente del cda Danila Nobile, il direttore generale Salvatore Fiorino e il presidente dell’assemblea dei soci Salvatore Bennardo contestano con fermezza la decisione del Dipartimento regionale delle Acque e dei Rifiuti che ha confermato a Siciliacque la gestione dell’acquedotto Favara di Burgio. Una scelta che, secondo i vertici di Aica, è errata e illegittima. La società consortile annuncia di riservarsi azioni giudiziarie e ribadisce la legittimità della corresponsione parziale dei quantitativi di acqua fatturati.
Il caso, dunque, resta aperto. Aica rivendica che l'acquedotto non può essere classificato come “sovrambito”. A sostegno della propria posizione richiama lo stesso documento preliminare del dipartimento, dove si precisa che gli acquedotti di sovrambito sono reti caratterizzate da forte interconnessione, trasferimento di risorse tra aree diverse e bacini di utenza che ricadono in più Ato. “Il Favara di Burgio – sottolinea la presidente Nobile – serve esclusivamente i Comuni costieri della nostra provincia, è alimentato da pozzi locali e non ha mai trasferito acqua ad altri ambiti”. Una presa di posizione netta, che segna un nuovo capitolo nello scontro con gli organismi regionali. Aica evidenzia l'acquedotto ricada interamente nell’Ato di Agrigento e che la temporanea alimentazione da parte dell’acquedotto Garcia, in periodi di carenza, non ne modifichi la natura intrinseca: resta una struttura provinciale. “È errato e illegittimo l’affidamento a Siciliacque – aggiunge – perché comporta un aggravio economico per i cittadini agrigentini, costretti a pagare l’acqua prelevata dai pozzi della propria provincia”. La società richiama anche l’articolo 147 del D.Lgs 152/2006, che stabilisce come i bacini idrografici debbano tener conto di parametri fisici, demografici e della localizzazione delle risorse. Tutti elementi che, nel caso del Favara di Burgio, coincidono con l’Ambito di Agrigento. Da qui la convinzione che l’acquedotto non abbia mai assunto carattere ultraprovinciale e che, pertanto, Siciliacque non possa fatturare integralmente l’acqua prelevata dai pozzi locali, trattandosi di risorsa endogena. Il confronto si fa sempre più duro. Aica rilancia e chiede formalmente il trasferimento del complesso acquedottistico all’Ati di Agrigento e, per essa, alla stessa Aica quale gestore del servizio idrico integrato. Nelle more del passaggio, la società propone una convenzione che disciplini il prelievo della risorsa dai pozzi, garantendone l’uso esclusivo ai cittadini agrigentini, senza ulteriori costi. Non solo: chiede anche la restituzione di parte delle somme già fatturate per l’acqua prelevata dal Favara di Burgio, dalla costituzione di Aica fino ad oggi.