×

la nostra inchiesta

Bronzi di Riace, c'è l'ottavo testimone: «Io so dove li nascosero a Brucoli»

Le nuove rivelazioni a La Sicilia. Le preziose statue sarebbero state trovate e prese alla fine degli anni ’60 col pretesto di una bomba

12 Dicembre 2025, 10:57

Bronzi di Riace, nuovo studio riapre la pista siciliana (più volte riportata da La Sicilia):  sono stati per due millenni in fondali differenti

Per sua espressa volontà il testimone non ha rilasciato alcuna intervista, e ha reso la sua testimonianza sotto forma di una conversazione informale, confermando in buona parte le informazioni rese dal signor Franco sul ritrovamento dei Bronzi di Riace nel mare di Brucoli, ma aggiungendo qualche altro prezioso particolare. Secondo il testimone Antonio le statue sarebbero state effettivamente trovate e poi recuperate alla fine degli anni ’60 (tra il 1967 e il 1969). Ma subito dopo il recupero, coloro che le tirarono su coinvolsero alcuni sommozzatori locali che si sarebbero dovuti occupare dell’occultamento delle statue e della loro custodia, nell’attesa di trovare gli acquirenti a cui venderle. Inizialmente le statue sarebbero state nascoste dentro alcune barche militari e condotte in una grotta del canale di Brucoli nei pressi del lavatoio, così come riferito dal testimone Franco. Il lavatoio è una sorta di ponticello che congiunge le due sponde del fiordo, consentendo a chi vi arriva dal mare di raggiungere via terra sia la Gisira che Brucoli.

Il signor Antonio (l’ottavo testimone dell’inchiesta de La Sicilia sull’ipotesi siracusana dei Bronzi), mostra ancora preoccupazione e riserbo, sebbene siano trascorsi ormai più di cinquant’anni dai fatti narrati. Il suo racconto diverge a tratti da quello del precedente testimone Franco, a volte invece lo conferma. Ma potrebbe trattarsi di due racconti complementari, riferiti a fasi diverse della vicenda. Poco tempo dopo il recupero, infatti, secondo Antonio le statue sarebbero state tirate a secco, messe su un furgoncino e nascoste in un luogo chiamato allora il “cimitero degli elefanti”. Sembra che si tratti di un sito paleontologico già noto sin da quegli anni nella cerchia ristrettissima dei tombaroli locali per la presenza di zanne di elefanti nani, depredate dagli stessi trafficanti in un ingrottamento del vallone Maccaudo, raggiungibile da una trazzera lungo la strada che porta da Brucoli ad Arcile. Quindi, in seguito a un blitz di forze dell’ordine nell’abitazione di uno dei sommozzatori locali che curò le operazione di occultamento e custodia dei bronzi, nel 1969 i sommozzatori decisero di riportare le statue in mare. Secondo il nuovo testimone le statue non sarebbero state nascoste nel fondale marino di fronte all’Adonai (come ha raccontato il testimone Franco), ma in quello prospiciente Punta Tonnara, di fronte al Camping, dove furono sepolte nel fondo di una grotta sottomarina alla profondità di circa 20 metri. I sommozzatori le scesero giù dolcemente con dei palloni sgonfi e le seppellirono in fondo alla grotta sottomarina lasciandoli ancora imbragati nelle corde, per agevolare il loro successivo recupero. Nel 1971, infine, una volta trovati gli acquirenti, le statue sarebbero state di nuovo tirate su. Da qui il racconto coincide con quello degli altri testimoni: le statue sarebbero state condotte con le barche dinanzi al Trotilon da dove sarebbero partite definitivamente per la Calabria. Anche secondo il testimone Antonio, due delle cinque statue sarebbero state i Bronzi di Riace. Ma il particolare più interessante del suo racconto riguarda la presenza, tra i bronzi di Brucoli, di una statua più piccola delle due celebri opere oggi al museo di Reggio. Una statua di circa un metro e mezzo d’altezza, priva di un braccio, che non avrebbe raffigurato un guerriero ma un giovane nudo in una posa plastica, nel quale il testimone non ha esitato a riconoscervi l’Apollo di Cleveland non appena gli si è mostrata la foto da uno smartphone. Questo bronzo, secondo il signor Antonio sarebbe stato acquistato da un potente archeotrafficante romano. Alcune foto di questa statua e dei guerrieri armati sarebbero state possedute dal signor Pippo Bertoni, titolare del Trotilon.

È curioso notare che durante lo Speciale Tg1 dello scorso 4 maggio, anche uno dei figli di Bertoni, Marco, aveva rivelato, in tempi non sospetti, il racconto di suo padre circa una statua mancante di un braccio. Insomma: il giallo si infittisce.