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La testimonianza

Nipote di un boss dei Laudani: «Discriminato per il mio cognome, voglio contribuire a estirpare la mafia»

Il giovane Oliviero Sangani ha sempre rinnegato le scelte e la storia del nonno. Ha scritto a La Vardera chiedendo di fare politica attiva con il movimento. Oggi l'annuncio dell'adesione a Catania

Laura Distefano

19 Dicembre 2025, 16:46

17:02

Nipote di un boss dei Laudani:  «Discriminato per il mio cognome, voglio contribuire a estirpare la mafia»

Le colpe dei nonni non ricadano sui nipoti. La parabola, un po’ modificata, calza a pennello nel caso di Oliviero Sangani, 25 anni, di Randazzo, ai piedi dell’Etna. Il giovane ha dovuto lottare per tutta la vita con lo stigma di un’eredità familiare che non solo non condivide, ma anzi rinnega con forza.

«Porto lo stesso nome e cognome di mio nonno paterno che è stato il reggente della famiglia Sangani, affiliata al clan dei Laudani. Per tutta la vita sono stato discriminato per questo». Quando era piccolo le mamme non volevano che i loro figli giocassero con lui. Ma c’è stato chi è andato oltre la superficie. I miei genitori mi hanno educato al rispetto delle leggi. La mafia è la cosa più brutta che potesse capitare al nostro Paese e alla nostra Sicilia. La mafia va estirpata e io vorrei contribuire a farlo. E per questo ho scritto a Ismaele La Vardera (oggi sarà ufficializzata la sua adesione al movimento), per poter fare politica attiva e far capire che anche chi, come me, è nato dalla parte sbagliata della barricata può fare la cosa giusta. Ai giovani vorrei dire che non bisogna perdersi d’animo davanti alle sconfitte. Anche chi viene da situazioni disagiate può fare un percorso basato sulla legalità. Lo Stato vince sempre. Oliviero non solo ha preso le distanze dal nonno boss, ma ha tagliato ogni tipo di contatti con i parenti che ultimamente sono stati coinvolti nell’inchiesta Terra Bruciata. «Col blitz ho dovuto nuovamente spiegare alla società che io non c’entro nulla con quel mondo aberrante». Il 25enne, ci dice, non ha mai avuto guai con la giustizia, solo un incidente stradale quando faceva il muratore. Avrebbe voluto fare il carabiniere, ma la sua parentela è stata un ostacolo all’accesso all’Arma. Ora studia per laurearsi in Scienze Motorie. Nel frattempo lavora in un centro diurno per disabili. «Per me è una missione, ho sempre voluto aiutare i più deboli e chi non ha voce».