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il mercato delle pulci al papireto

La storia di Nunzio e Rosalia amore autentico tra oggetti che raccontano il tempo

Sessantacinque anni al mercato delle pulci di Palermo: l'amore per la moglie, i figli e tutto ciò che custodisce la storie

Elisa Sanflippo

22 Dicembre 2025, 17:15

La storia di Nunzio e Rosalia amore autentico tra oggetti che raccontano il tempo

Tra mobili antichi e specchi dalle cornici dorate che riflettono un tempo passato, su una scaffalatura si intravede una fotografia a colori. È Rosalia, la moglie di Nunzio Vitti: sorriso dolce, capelli scuri, un viso dai tratti gentili. Accanto, un vaso con fiori freschi e colorati che cambia ogni giorno.

In quell’angolo silenzioso del mercato delle pulci di Palermo, all’incrocio tra piazza Domenico Peranni e via Papireto, c’è tutta la sua storia: quella di un uomo che da sessantacinque anni conosce bene questo luogo e che non ha mai smesso di coltivare il sentimento più grande, l’amore.

«Mia moglie è la luce dei miei occhi, la luce della mia casa», dice con la voce tremante, ma senza smettere di sorridere. Rosalia non c’è più, portata via da una malattia improvvisa, ma continua a vivere nelle parole e nei gesti del marito, che a lei si rivolge quotidianamente. «Stamattina sono andato al cimitero. Mi raccomando sempre a lei che mi deve dare la salute».

Un amore lungo quarantacinque anni, nato quando Nunzio, ancora ragazzino, lavorava in fonderia. «Io facevo il fonditore, da piccolo mi sono messo subito a lavorare. E mia moglie abitava proprio sopra la fonderia. Guardavo sempre il balcone. Un giorno presi coraggio e le dissi: scendi che ti devo parlare. Ma suo padre non voleva. Così abbiamo fatto la “scappata”, come si usava una volta, e siamo stati insieme tutta la vita».

Il racconto scorre semplice e diretto: la povertà degli inizi, il lavoro duro, la scelta di non andare a scuola per aiutare la famiglia, l’attività ereditata dal padre Pietro e poi portata avanti con dedizione. Sessantacinque anni di presenza costante al mercato delle pulci, tra mobili, quadri, lampadari e quelle occasioni in cui, tra oggetti dimenticati, si nascondeva un piccolo tesoro.

«Una volta hanno trovato dei quadri di valore. Ma qui è tutto un segreto: chi compra non dice mai da chi e a che prezzo. Capita che una persona venda per pochi euro qualcosa che poi si rivela importante. È il destino degli oggetti: cambiare mani, custodire storie».

La sua, di storia, ha un centro che non è fatto di mobili o cornici, ma di famiglia. Sei figli, tre maschi e tre femmine: Pietro, Grazia, Rosa, Monica, Giuseppe e Natale. Li nomina uno ad uno con orgoglio. «Sono sei gioielli», ripete. E nei suoi occhi azzurri c’è la stessa luce di quando ricorda Rosalia.

«Non c’è cosa più preziosa di mia moglie, insieme ai miei figli. E poi il ricordo delle coccole! Quelle erano il nostro segreto. Lei mi diceva: “Stai fermo, sono stanca”, ma io, dopo una giornata di lavoro, seduti assieme sul divano, la coccolavo lo stesso. Perché io l’amavo, volevo bene a mia moglie. Non smetto ancora oggi di parlarle».

Nel suo spazio al mercato, tra sedie scompagnate e cassettoni che odorano di ricordi, Nunzio riceve turisti e curiosi. «Ora si lavora poco. La gente non compra più cose antiche, preferisce il moderno. Noi siamo qua ad aspettare qualcuno che si innamori di un oggetto. Ogni pezzo è unico, non lo trovi da un’altra parte. È come una caccia al tesoro».

Poi aggiunge, con un orgoglio gentile: «La serietà prima di tutto. Se un cliente vuole qualcosa ma non può portarla subito a casa, io gliela tengo. Anche se dopo un altro mi offre il doppio. La parola data conta».

Le sue mani, abituate a trattare il legno e a sistemare cornici, si muovono con lentezza tra gli scaffali. Ci sono momenti in cui lo sguardo si perde, come a inseguire un pensiero lontano. Forse le passeggiate domenicali con i figli piccoli, o i momenti dedicati ai bagni serali nella vasca che Rosalia preparava per loro. Scene di quotidianità, immagini dolci di nostalgia. «La nostra vita era semplice. La domenica uscivamo tutti insieme, poi si tornava a casa. Mia moglie lavava i bambini e ci si ritrovava attorno alla tavola. Queste sono le cose che contano».

Eppure, nonostante la stanchezza e gli anni che passano, Nunzio è ancora qui. Affascina per la memoria di cui è depositario e per il racconto di autenticità che custodisce in un luogo che oggi sopravvive. Lo dice con un pizzico di amarezza: «Avremmo forse bisogno di più attenzione».

Lui però resiste, con la stessa forza con cui ha affrontato le prove della vita. Sorride, si accende un sigaro mentre prova ad avviare un vecchio orologio a dondolo. Un turista lo chiama per vedere meglio un vaso, e lui si precipita con quella passione che non si è mai spenta. Nonostante le assenze, nonostante le difficoltà del mercato, la sua voce resta ferma quando ripete: «Il valore più importante è il rispetto. Rispetto per la moglie, per i figli, per il lavoro. Oggi questo valore non c’è più, ma io l’ho sempre tenuto».

Tra il profumo dei fiori freschi che accompagnano la foto della moglie Rosalia e i raggi di sole che accarezzano oggetti accatastati, Nunzio Vitti continua la sua vita di ogni giorno. Un uomo che non smette di amare, che tiene insieme frammenti di memoria come fossero i pezzi più preziosi del mercato. Perché in fondo, tra quei tavoli e cassetti pieni di racconti, la sua storia è la più luminosa fra tutte.