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Il caso

Mafia e gestione dei lidi a Mondello, Mimmo Genova si dimette dall'Italo Belga

Mimmo Genova si dimette dall'Italo Belga tra accuse di legami mafiosi e opacità nella gestione del litorale: inchieste antimafia, richiesta di seduta urgente del consiglio e il nodo del PUDM che mette a rischio le concessioni e l'immagine di Palermo.

Luigi Ansaloni

07 Ottobre 2025, 12:17

Mondello Italo Belga

Uno dei lidi dell'Italo Belga

Mimmo Genova si sarebbe dimesso da ogni ruolo all'interno dell'Italo Belga. L'uomo, al centro delle polemiche sulla gestione del litorale e sui suoi legami familiari con ambienti mafiosi, avrebbe preso la decisione, maturata dopo giorni di intensa pressione mediatica e politica, seguiti alla denuncia pubblica del deputato regionale Ismaele La Vardera, che aveva evocato “scenari inquietanti” sulla gestione dell’arenile palermitano.

Secondo quanto trapela, Genova motiva l’addio con l’esigenza di “tutelare la serenità della famiglia” e di “non danneggiare l’immagine dell’azienda”. La decisione giunge mentre la vicenda assume contorni sempre più istituzionali. Sull’onda del clamore e delle verifiche avviate, cinque consiglieri comunali — Carmelo Miceli, Giulia Argiroffi, Ugo Forello, Fabio Giambrone e Mariangela Di Gangi — hanno depositato una richiesta formale di seduta urgente del Consiglio comunale, da tenersi alla presenza del sindaco.

All’ordine del giorno un solo punto: “vicenda Italo-Belga e tutela dell’immagine della città di Palermo”. Nella lettera inviata al presidente del Consiglio comunale, i firmatari ricordano come la stampa locale e nazionale abbia dedicato ampio spazio alle questioni legate alla concessione demaniale della Italo Belga, “attiva da decenni nella gestione del litorale di Mondello”, e denunciano “diversi e allarmanti elementi di opacità nella gestione della concessione, in particolare la possibile ingerenza di famiglie mafiose nelle attività della società”. Il documento rileva che il “clamore mediatico” ha “sollevato dubbi nell’opinione pubblica sulla legalità, la trasparenza e l’efficacia dell’azione amministrativa” in un settore cruciale per economia, decoro urbano e identità turistica della città.

Sul piano delle verifiche, la Commissione Antimafia della Regione Siciliana e la Commissione Bicamerale Antimafia hanno già aperto un’istruttoria. Pur riconoscendo che le competenze dirette sul rilascio delle concessioni demaniali spettano alla Regione, i consiglieri ricordano che il Comune di Palermo non ha ancora approvato il Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo (PUDM), lo strumento che disciplina l’uso delle aree costiere e al quale devono conformarsi gli atti concessori regionali. Nella richiesta si afferma che “in assenza del PUDM, le concessioni sono da considerarsi illegittime”, configurando così un’inadempienza amministrativa che rischia di incidere sulla credibilità dell’Ente.

I proponenti sollecitano il sindaco a chiarire “quali atti e iniziative di propria competenza intenda adottare, anche in raccordo con gli organi regionali e statali, al fine di garantire la massima trasparenza e legalità nella gestione delle aree demaniali del litorale palermitano, e per avviare un processo di confronto pubblico sul futuro di Mondello”. Ulteriore motivo di scontro politico è la nota diffusa dal sindaco che, tramite i propri legali, ha annunciato azioni giudiziarie contro chi “continuerà ad affrontare pubblicamente la vicenda con toni diffamatori”.

Una presa di posizione che i consiglieri definiscono “una diffida dal sapore intimidatorio e antidemocratico”, osservando che “a fronte della rilevanza pubblica della questione, sarebbe stato più opportuno un atto di chiarezza politica e amministrativa”. Gli stessi contestano all’amministrazione “inerzia” e “mancata presa di posizione pubblica” su un tema che attiene alla legalità e al decoro, chiedendo che il confronto approdi finalmente in aula, alla presenza del sindaco e della giunta.

Il caso Italo Belga travalica ormai la dimensione tecnica della concessione demaniale e investe direttamente l’immagine di Palermo. Il rischio, sottolineano i consiglieri, è che “una gestione percepita come opaca o inadeguata possa ledere l’immagine pubblica della città, sia sul piano nazionale che internazionale”.