Il caso
Catania: nell'inchiesta sulla maxifrode nella logistica archiviata la posizione di una cooperativa
A comunicarlo i legali della Coopservice: «Nessuna somministrazione fraudolenta di manodopera»

Palazzo di Giustizia Catania
A giugno la Guardia di finanza a Catania aveva sequestrato in via preventiva 3,8 milioni di euro a una società della logistica, nell’ambito di un’indagine della procura etnea, precisamente la Messaggerie logistica Sicilia srl. Varie le ipotesi di reato: emissione di fatture per operazioni inesistenti (Foi), dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo delle fatture, omesso versamento Iva e bancarotta fraudolenta. Il tutto, secondo l'accusa, con l'utilizzo di 8 società "serbatoio". La procura di Catania ha ora archiviato la posizione della Coopservice F.M Soc. Coop A.r.l., informano i legali della società (Lexia) in una nota. dove si specifica: «La cooperativa ha operato con le funzioni di datore di lavoro stabilendo i turni degli addetti e le sanzioni disciplinari in piena autonomia e non solo da prestatore di manodopera».
La nota prosegue così: «I difensori hanno ricostruito l’intero circuito lavorativo all’interno del quale si inserivano gli addetti della cooperativa che fornisce manodopera per alcuni giganti della grande distribuzione organizzata per ditte del settore degli alimentari e dell’arredamento. L’accusa aveva contestato l'art. 8 del d.lgs. 74/2000, ovvero l'emissione di fatture per operazioni inesistenti in quanto riteneva che il contratto di appalto stipulato per la fornitura della manodopera nei magazzini e stabilimenti di proprietà delle aziende della Gdo fosse fittizio risolvendosi di fatto in una somministrazione fraudolenta della manodopera, con conseguente falsità delle fatture emesse ed evasione di iva per circa 470 mila euro. Le indagini difensive hanno dimostrato come i lavoratori che svolgevano la loro attività (di manodopera) all'interno dei vari stabilimenti in realtà prendevano le loro direttive dai responsabili incaricati dalla ditta appaltatrice e non, come ritenuto dalla polizia giudiziaria, dalla stazione appaltante. Così anche le sanzioni e i turni di lavoro che venivano attuati dalla ditta appaltatrice, che svolgeva pertanto effettivi poteri tipici del datore di lavoro».
«Sono questi, secondo la giurisprudenza della Cassazione, gli elementi che distinguono un appalto lecito cosiddetto "labour intensive" da una somministrazione fraudolenta di manodopera”, spiega il team Lexia coordinato dall'avvocato Nino Caleca con Andrea Bellafiore, e Mattia Caleca. E’ stato anche accertato come a fronte della presunta evasione di IVA, la società era in regola (pur con alcune rateizzazioni) con il versamento della stessa, sicché non vi era neppure alcun indebito vantaggio d'imposta conseguito dalla società, elemento necessario ai fini del reato fiscale in esame. La Procura di Catania ha richiesto l'archiviazione del procedimento nei confronti della società assistita, definitivamente convalidata dal GIP lo scorso 4 agosto 2025. Attualmente molte procure italiane stanno svolgendo indagini simili - spiegano gli avvocati Lexia - e da Catania arriva uno dei primi casi di archiviazione integrale fondata su una motivazione articolata anche dal punto di vista giuridico che potrà costituire un interessante precedente suscettibile di essere richiamato in casi analoghi».