×

I precedenti

Dalla A allo Zen: se le zone rosse non servono a evitare una tragedia

Gran parte dei più recenti e più gravi fatti di cronaca a Palermo sono avvenuti in parti della città che oggi non sarebbero tra quelle a "sorveglianza speciale"

Accursio Sabella

16 Ottobre 2025, 17:58

«Ergastolo per chi uccide”: la scritta davanti al pub dove è stato ucciso Paolo Taormina

Dalla A allo Zen. Aldo Naro fu ucciso nel 2015 da quelle parti. La discoteca era a pochi passi dal quartiere che ieri è stato teatro del blitz: la reazione e la risposta dello Stato dopo l'omicidio confessato da Gaetano Maranzano, proveniente proprio da lì. Con l'operazione nel quartiere, dal ministero dell'Interno sono arrivate le disposizioni di sicurezza per Palermo, comprese le “zone rosse”.

Ma Naro, ucciso selvaggiamente in una rissa ad appena 25 anni, oggi non sarebbe stato salvato dalle zone rosse. Perché quella porzione di città non rientra nel perimetro di sicurezza tracciato ieri dal governo nazionale, alla presenza di sindaco e governatore, e reso operativo dal prefetto. No, Aldo, il cui padre, in questi giorni, sembra rivivere quel dolore e quella rabbia, non sarebbe stato salvato dalle nuove zone rosse.

E non sarebbe stato previsto nessun controllo speciale nemmeno in via Calvi, che è pur sempre nel centro di Palermo, all'altezza della discoteca Reloj, dove a perdere la vita a soli 22 anni per un colpo di pistola, due anni fa, è stato Rosolino Celesia.

Non era zona «ad alta vigilanza» nemmeno la piazza di Monreale. Lì a perdere la vita nella notte tra il 26 e il 27 aprile scorso sono stati in tre, giovanissimi anche loro: Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo, anche loro per mano di un ragazzo proveniente dallo Zen. Anche in questo caso, motivi futilissimi hanno spento tre vite. Come futile sembra il movente che ha portato alla morte, un mese fa, di Stefano Gaglio, 39 anni, per mano del cognato Giuseppe Cangemi, che gli ha sparato a bruciapelo. E no, la zona di Piazza Principe di Camporeale, oggi, non sarebbe una “zona rossa”. Come non lo sarebbe Sferracavallo, dove le pistole hanno sparato poche settimane fa, per fortuna non facendo vittime. E come non lo è il cuore di Ballarò, dove una pistolettata ha ferito un uomo che se la caverà. E non sono zone rosse il Corso dei Mille dove una lite per un tamponamento stava degenerando in un accoltellamento letale. E la gran parte della città, dove uccidere, uccidersi, sarà semplice esattamente come prima.