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Lo scenario

Torna la "regola" della pistola: ecco cosa sappiamo delle ultime prove muscolari

Gli spari di ieri notte all’Antico Corso e in via Stazzone scollegati da quelli che hanno coinvolto i parenti di Gagliano “il puffo”

Laura Distefano

25 Ottobre 2025, 09:24

Torna la "regola" della pistola: ecco cosa sappiamo delle ultime prove muscolari

La trattoria dell'Antico Corso ieri mattina era regolarmente aperta. L'odore di carne arrostita si sentiva già dalla strada. Nel pieno della notte, intorno alle tre di ieri, il ristorante di via Lago di Nicito è stato preso di mira da diverse pistolettate. I poliziotti delle Volanti hanno trovato 9 bossoli calibro 9, che sono stati portati nei laboratori della Scientifica per gli esami balistici. Pare quasi certo il collegamento con il rogo doloso avvenuto qualche mese fa: il furgoncino della titolare prese fuoco e le fiamme arrivarono fino al locale. Ma il movente non sembrerebbe legato alla criminalità organizzata (o a vicende estorsive) quanto piuttosto a vicende di natura personale. Le immagini di videosorveglianza potrebbero però dare degli elementi utili per poter arrivare a individuare i responsabili.

Nella stessa nottata, ma a qualche centinaio di metri di distanza, altri spari. Questa volta in via Stazzone, al civico 148, qualche settimana fa erano stati già esplosi dei colpi di pistola. Non ci sono dubbi su quale fosse il bersaglio: 4 colpi 7.65 sono stati indirizzati al portone di vetro del palazzo. I motivi delle pistolettate? Forse strascichi di fibrillazioni dello spaccio. Ma quello al minuto gestito dai pusher autonomi. Poco probabile il coinvolgimento della mafia. Qualcuno ha voluto lanciare l’ennesimo avvertimento facendo “rumore”. Su questo caso indagano i carabinieri, che sono arrivati alle 7:30 di ieri mattina poiché a quell'orario è arrivata la segnalazione al 112. Però è facile pensare che i pistoleri abbiano sparato nel pieno della notte.

I due episodi che appaiono completamente scollegati non avrebbero legami nemmeno con quello che è accaduto nella notte fra martedì e mercoledì in via Plebiscito e al viale Bummacaro. Le due sparatorie, in questo caso, avrebbero una connessione ben precisa. Con un nome: Pietro Gagliano, detto il “puffo”, che è colui che stava per fare scoppiare una guerra due anni fa con i Santapaola-Ercolano. Il giovane, che traffica in droga ed è molto vicino a Sebastiano Mianopiripicchio” (cane sciolto dei Cappello), sparò contro “picciotti” di Cosa Nostra in via Poulet. Fra i bersagli c’era anche Seby Ercolano, il figlio di Mario, che era pronto ad armarsi per rispondere. E per bloccare tutto la Dda spiccò i fermi che confluirono nell’inchiesta “Leonidi”. Il negozio di abbigliamento, nel rione Cappuccini, colpito dalle pallottole è della moglie di Gagliano. E pare non essere un caso che nell’insegna compare un grande puffo blu, che ricorda il nomignolo del marito detenuto. Al viale Bummacaro invece vive — ma ai domiciliari per spaccio — il fratello di Gagliano. Le indagini dei due casi, il primo affidato ai carabinieri e l’altro invece alla polizia, è coordinato dalla procura.

La pista della droga potrebbe essere quella più accreditata, ma al momento è troppo presto per trarre conclusioni. Anche perché questo modus operandi, come dimostrano anche le prove muscolari avvenute in piena estate e che hanno portato in città anche la Commissione nazionale antimafia, scaturisce spesso da motivi banali che diventano poi l’alibi per ridiscutere di spartizione del territorio legato al traffico di sostanze stupefacenti.