Mafia
Omicidio Costa: il confronto sulle "mancate verità" sulla morte del procuratore
La Fondazione dedicata al magistrato e quella dedicata a Sciascia hanno organizzato a Racalmuto l'incontro "un’inchiesta nella palude del grande sonno" a 45 anni dal delitto
La figura di Gaetano Costa, il ruolo del procuratore e le mancate verità sulla sua uccisione sono state al centro di un confronto che si è svolto alla Fondazione Leonardo Sciascia di Racalmuto. L’incontro, dal titolo "Un’inchiesta nella palude del grande sonno", è stato promosso dalle Fondazioni Sciascia e Costa.
L’iniziativa nasce dal proposito di fare luce, dopo 45 anni, sull’omicidio del procuratore. Figura centrale nella Palermo tra 1978 e 1980, Costa fu ucciso il 6 agosto 1980, tre mesi dopo avere firmato da solo, contro il parere dei suoi sostituti (tranne uno), la convalida degli ordini di cattura contro esponenti di spicco di Cosa Nostra legati alla cosca Spatola–Inzerillo–Gambino. Hanno aperto i lavori i presidenti delle due Fondazioni, Calogero Bongiorno e Sergio Russo.
Durante il convegno è stato approfondito il contesto storico e umano in cui operò Costa, e in particolare il suo ruolo nella Palermo del 1980. A discuterne Alfio Caruso, scrittore e giornalista attento alla storia criminale d’Italia, Franco Nicastro, il cronista che scrisse della burrascosa riunione in procura nel 1980, e Elio Sanfilippo, figura di spicco del Partito comunista palermitano negli anni Settanta e Ottanta. Voci autorevoli che, coordinate dal giornalista Francesco Terracina, hanno restituito uno spaccato di quella stagione, ma anche la svolta della nomina di Costa, che per primo introdusse il metodo delle indagini sui patrimoni e sui santuari finanziari del sistema di potere politico-mafioso.
Due interventi registrati di Leonardo Sciascia, nell’ambito di programmi giornalistici della Rai, hanno allargato la riflessione con lo sguardo critico e lucido dello scrittore.
La seconda parte dell’incontro è stata incentrata su una riflessione sul lungo silenzio e sulle ombre che ancora oggi avvolgono il caso Costa. Il tema, «Dal delitto a oggi: 45 anni tra indagini e nebbia», è stato affrontato in un dialogo aperto tra i magistrati Antonio Balsamo e Giovanbattista Tona, Gaetano Costa (nipote del procuratore assassinato), Antonino Falzone (uno degli avvocati che assistono la famiglia Costa) e Vito Catalano (nipote di Leonardo Sciascia). La discussione ha introdotto numerosi interrogativi e ha acceso molte luci sulle ragioni per le quali l’inchiesta prima e i processi poi si sono conclusi con sentenze che non hanno diradato le nebbie sul delitto. Il confronto è servito anche a sostenere la richiesta che il caso venga riaperto.