Inchiesta "Sabbie Mobile"
Mafia e pizzo, il ritorno del boss: chiesti 27 anni per Gino Rannesi
Il gruppo dei Santapaola di Lineri taglieggiavano diversi imprenditori. Ma uno si è ribellato.
									Ha trascorso dietro le sbarre quasi tutta la sua vita. A un certo punto Gino Rannesi era tornato in libertà dopo aver scontato condanne per mafia (era uno degli uomini più carismatici del clan del Malpassotu) e omicidi (otto quelli per cui è stato dichiarato responsabile). Ma le porte del carcere si sono riaperte molto presto: nel 2022, infatti, è stato arrestato dalla squadra mobile nell’ambito del blitz “Sabbie Mobili”.
L’indagine partì dalle denunce di un ristoratore del centro storico di Catania che si vide consegnare nelle mani due proiettili, per convincerlo a pagare una tangente mafiosa di 100.000 euro, da un esattore mandato dal gruppo dei Santapaola di Lineri, frazione a cavallo fra Catania e Misterbianco, che avrebbe avuto come leader Gino Rannesi. Il boss, appena scarcerato, avrebbe messo mani alla carta delle estorsioni per fare arrivare soldi nella bacinella che sarebbe stata trovata “in rosso”. Dalle intercettazioni partite in piena pandemia si è arrivati dritti ai Rannesi. Ma non solo, i poliziotti sono riusciti anche a recuperare il libro mastro del pizzo dove erano annotati i commercianti taglieggiati con numeri mascherati da cifre da giocare al Superenalotto. Che gli investigatori sono riusciti a decodificare: ogni impresa avrebbe versato al mese fra i 250 e i 300 euro alla cosca.
Che a gestire gli affari mafiosi fosse Gino Rannesi, finito al 41 bis dopo l’arresto, il pm Rocco Liguori non ha alcun dubbio. Le intercettazioni audio e video - che immortalano anche i summit nell’officina - hanno portato a chiudere il cerchio attorno all’uomo d’onore.
Gino Rannesi (che 33 anni fa fu arrestato dai poliziotti nelle curve dell’Etna mentre era in macchina assieme al latitante Santo Mazzei), a differenza degli altri imputati, ha scelto di essere giudicato in ordinario. Ieri il pm Rocco Liguori, dopo una lunga e articolata requisitoria dove è stato evidenziato quanto emerso dal dibattimento, ha chiesto al Tribunale una condanna pesantissima. Precisamente una pena di 27 anni. Richiesta più mite per il fratello Giuseppe: 7 anni e 6 mesi e 7.000 euro di multa.
Nella prossima udienza si svolgerà l’arringa del difensore, l’avvocato Michele Ragonese.
							
							
							
							
							
							
							
							
							
							
			
						
