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il caso

«Meglio attendere il giudizio dell'Ue», lo stop dell'Authority anti corruzione sul progetto del Ponte

Giuseppe Busia, presidente Anac, in una intervista ha espresso i suoi dubbi dopo il pronunciamento della Corte dei Conti

Fabio Russello

01 Novembre 2025, 18:11

«Meglio attendere il giudizio dell'Ue», lo stop dell'Authority anti corruzione sul progetto del Ponte

Nel riquadro Giuseppe Busia, presidente Anac

Per il Ponte sullo Stretto di Messina “si poteva fare una nuova gara” e, allo stato, per il governo sarebbe opportuno “attendere che la Commissione europea si pronunci con un’interpretazione della direttiva, per avere certezza almeno sul tetto massimo di spesa ammissibile”. Lo afferma Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), in un’intervista a Repubblica.

“Più di dieci anni fa lo Stato aveva bloccato il vecchio appalto anche per i costi eccessivi a carico delle casse pubbliche: i pedaggi non garantivano la manutenzione e il recupero della spesa nel tempo”, ricorda Busia. “Lo Stato aveva anche vinto in primo grado contro la richiesta dei privati aggiudicatari. E a maggio del 2023 ci sarebbe stata la sentenza di secondo grado. Pochi mesi prima, però, il governo ha approvato un decreto che ha fatto resuscitare il vecchio progetto, predisposto oltre dieci anni prima, creando un vantaggio rilevantissimo in capo all’impresa aggiudicataria, proprietaria di tale progetto. Ciò, perché, fino al giorno prima, aveva in mano il disegno di un’opera che non si sarebbe mai realizzata e che quindi valeva ben poco, e il giorno dopo se lo è ritrovato come la base indispensabile per il nuovo ponte”.

Secondo il presidente dell’Anac, “si poteva fare una nuova gara: magari comprando in via transattiva il vecchio progetto per pochi soldi, invece di dichiararlo per legge come il migliore possibile. Ciò avrebbe eventualmente consentito di usarlo come base di gara per riceverne aggiornamenti e migliorie, e così avere alla fine un progetto esecutivo in grado di tenere conto dei progressi tecnici degli ultimi dieci anni, come merita una sfida ingegneristica di tale portata”.

“Adesso avremmo certamente concluso la gara e probabilmente saremmo in una fase avanzata di progettazione esecutiva, con maggiori garanzie sui costi a carico dello Stato e minori rischi di contenzioso”, prosegue Busia. “Evitando alcuni rilievi che sono anche alla base della decisione della Corte dei conti. Oggi invece, non avendo svolto una nuova gara, per rispettare la normativa europea siamo legati a quel vecchio progetto, non possiamo apportare modifiche sostanziali e abbiamo un vincolo sugli aumenti di spesa fissato inderogabilmente al 50 per cento”.

Per il numero uno dell’Anac, la strada scelta “porta a non avere chiarezza sui costi, perché si inizierà a costruire senza un progetto esecutivo complessivo”, e inoltre “la struttura del vecchio contratto, che ora riprenderà piena efficacia, non sembra aver garantito un effettivo trasferimento dei rischi a carico dei privati, visto che prima ancora di concludere la progettazione, i costi sono più che raddoppiati”.

In conclusione, Busia suggerisce “al governo di attendere che la Commissione europea si pronunci con una interpretazione della direttiva per avere certezza almeno sul tetto massimo di spesa ammissibile dopo che si è rinunciato a ripetere la gara. E poi, attendere comunque un progetto esecutivo unitario, per avere un quadro trasparente dal punto di vista sia realizzativo che finanziario, così da evitare troppi rischi per lo Stato”.