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La procura

Appalti pilotati e nomi imposti, l'ennesimo scandalo della sanità in Sicilia: ecco perchè la procura ha chiesto l'arresto per Cuffaro e Romano

Inchiesta della Procura di Palermo sulla sanità siciliana: 18 indagati, tra cui Salvatore Cuffaro e Saverio Romano, accusati di corruzione, turbativa d'asta e associazione per delinquere

Luigi Ansaloni

04 Novembre 2025, 12:13

14:51

Salvatore Cuffaro e Saverio Romano

La procura ha chiesto l'arresto per Cuffaro e Romano

Un altro scandalo, l’ennesimo di una lunghissima sequela, rischia di travolgere la sanità in Sicilia. E stavolta ci sono nomi che fanno tremare i polsi. La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore “Totò” Cuffaro e il deputato di Noi Moderati Saverio Romano, nell’ambito di un’inchiesta su presunte ipotesi di associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione legate al settore sanitario dell’isola.

L’indagine è coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia. Secondo l’ipotesi accusatoria, i due esponenti politici avrebbero agevolato alcune nomine al vertice di aziende sanitarie, ottenendo in cambio assunzioni e appalti. Questa mattina i carabinieri del Ros hanno eseguito perquisizioni in diverse abitazioni, inclusa quella di Cuffaro.

Le attività sono state disposte, come precisato in una nota dell’ufficio requirente, “per evitare la dispersione delle prove a seguito della discovery delle indagini imposta dall’invito a rendere interrogatorio preventivo a seguito della richiesta di applicazione di misura cautelare”. In base alla riforma Nordio, tutti gli indagati hanno ricevuto l’invito a comparire davanti al giudice per le indagini preliminari per l’interrogatorio preventivo. Solo dopo tali audizioni il gip deciderà se accogliere o respingere la richiesta di misure domiciliari avanzata dalla Procura e, nel caso di Romano, se inoltrare alla Camera la richiesta di autorizzazione a procedere. “Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”, ha dichiarato Cuffaro.

“Apprendo dalla stampa di una richiesta della Procura di Palermo che mi riguarderebbe: non ne so nulla e non ho ricevuto alcuna comunicazione. In ogni caso sono assolutamente tranquillo e a disposizione, pronto a chiarire eventuali dubbi dei magistrati, dei quali ho la massima stima e considerazione”, ha commentato il coordinatore politico di Noi Moderati, Saverio Romano.

Gli indagati sono: Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Maria Caltagirone, Roberto Colletti, Salvatore Cuffaro, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Carmelo Pace, Vito Raso, Francesco Saverio Romano, Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino, Alessandro Vetro.

Romano e Cuffaro condividono una lunga storia politica: dalla militanza nella Democrazia Cristiana al passaggio all’Udc. Romano lasciò poi il partito di Pier Ferdinando Casini, fondò il Pid, sostenne Silvio Berlusconi e fu nominato ministro dell’Agricoltura, una nomina accompagnata da un raro comunicato del Quirinale che manifestava l’imbarazzo del Colle per l’incarico mentre era pendente un’inchiesta per mafia, conclusasi in seguito con l’assoluzione per insufficienza di prove.

Il rapporto personale tra i due non si è mai interrotto: Romano fu accanto all’ex governatore nelle ore che precedettero la decisione della Cassazione che confermò la condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato. L’ex presidente della Regione scontò 4 anni e 11 mesi. A dieci anni dalla scarcerazione, Cuffaro,  torna dunque sotto inchiesta, mentre per Romano l’eventuale applicazione della misura cautelare richiederà, come da prassi, l’autorizzazione della Camera. La decisione del gip arriverà dopo gli interrogatori.

«Esprimo la mia piena fiducia nell’operato della magistratura, che svolge con rigore e senso dello Stato il proprio compito di accertare la verità dei fatti. Gli indagati potranno dimostrare, nelle sedi opportune, la loro estraneità alle contestazioni mosse dalla Procura», ha dichiarato il il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.