Terremoto giudiziario
Sanità, l'ombra dell'inchiesta si allunga anche sul Comune di Palermo
Nelle carte delle indagini citati un consigliere e il dirigente di una partecipata. Le opposizioni chiedono al sindaco Lagalla un confronto. Massimo riserbo dei gruppi di maggioranza
Un consigliere comunale e il dirigente di una partecipata nelle carte dell’inchiesta sulla sanità. L’ombra lunga del terremoto giudiziario che vede coinvolto, tra gli altri, il leader della DC Salvatore Cuffaro, si abbatte sul Comune. E diventa un macigno sui lavori del consiglio.
Sala Martorana boccheggia, negozia al proprio interno, naufraga assieme a un’altra occasione per approvare il bilancio consolidato. Cade il patto tra le opposizioni e il presidente Giulio Tantillo per garantire il numero legale per accompagnare in porto l’atto finanziario.
Cade sui rilievi portati avanti da Ugo Forello di Oso e Mariangela Di Gangi del Pd, condivisi dal resto delle minoranze, che hanno a che fare con le 246 pagine della richiesta di misure cautelari da parte della procura. Rilievi che ruotano attorno ad almeno un paio di passaggi che gettano riflessi anche sulla vita amministrativa della città e in particolare del consiglio, con la citazione, penalmente irrilevante nella richiesta ma considerata dalle opposizioni “spia di un sistema diffuso” di un non meglio identificato “consigliere della DC”.
Il periodo è il dicembre 2023-febbraio 2024; il tema, bandi dell’assessorato regionale alla Famiglia che sarebbero stati, secondo gli inquirenti, illecitamente comunicati in anticipo per condizionare le aggiudicazioni. Gli stralci: «I fatti - si legge nelle carte della procura - un soggetto non meglio identificato, ma che dal contenuto del dialogo risultava essere consigliere comunale in quota DC, telefonava a Vito Raso (uno degli indagati, ndr) per domandargli se dovesse ricevere qualcosa e l’indagato rispondeva che gli stava girando un bando di prossima pubblicazione». Ancora, «favorire i candidati segnalati doveva dunque servire “anche a fare bene a Democrazia Cristiana” (virgolettato attribuito a Cuffaro, ndr) con quel metodo clientelare del politico di commettere (anche) atti illeciti per ampliare il bacino elettorale del partito di cui era ed è segretario».
Ma non solo consiglio: «Il 7 dicembre 2023, dando immediata attuazione all’indicazione data due giorni prima di agevolare “i loro amici”, Raso telefonava a un dirigente di vertice della Sispi, che era anche legale rappresentante di un’associazione che si occupa di fornire servizi di asilo nido e assistenza diurna per minori disabili e domandava se lavorasse anche con persone affette da autismo, dato che era in possesso, in anteprima, di “un bando che è in uscita». E qui vacilla anche il successivo patto con Tantillo, che si era impegnato a trasmettere al sindaco una nota sulla quale il primo cittadino era disposto a dare riscontro in consiglio. Di Gangi la sostenitrice dell’opzione-nota, Carmelo Miceli del gruppo misto, invece sull’Aventino del dibattito aperto. Tutti sostanzialmente appesi alla voglia di compattezza. Che alla fine si trasforma nel piano B di fare avere lo stesso la nota a Tantillo e dunque a Lagalla, mentre Mariangela Di Gangi insiste sulla relativa importanza decisiva, «sul piano etico-politico, degli incisi, pure molto gravi: da mesi insistiamo sulla minaccia che lo stesso sistema di favori e mancette che è all’esame della magistratura per i fatti che vedono coinvolto tra gli altri il presidente dell’Ars, sia dilagante anche in ambito cittadino. Abbiamo suonato l’allarme su certi discutibili finanziamenti su cultura, eventi, manifestazioni. Dobbiamo sapere se anche il Comune è parte di questa spirale clientelare». Nella nota comune, la richiesta al sindaco di riferire sulle sue strategie, fermo restando che «non vogliamo entrare nel merito dei risvolti giudiziari. Ciò che non è rinviabile, è affrontare la questione morale che investe direttamente la politica siciliana e, nello specifico, palermitana». Su sponda maggioranza, la parola d’ordine è riserbo.