lo scandalo tangenti
L’incontro segreto di Totò con il «colonnello»-talpa: ma cosa c’era dentro la borsa?
Gli investigatori hanno studiato filmati e tabulati telefonici per scoprire l’identità del carabiniere che era «diventato importante»
«Lui è in via Streva che è salito da...». Così parlava Antonio Abbonato il 15 marzo 2024. Vito Raso lo interrompeva prima che potesse completare la frase: «Sì vabbè...». Ma ormai la frittata era fatta. Gli investigatori, che stavano ascoltando, capivano immediatamente che parlavano di Totò Cuffaro. E, precisamente, di una visita nello studio del legale dell’ex governatore. I carabinieri del Ros, mettendo in fila le intercettazioni di qualche giorno prima, avevano forti sospetti che a quell’incontro stesse partecipando il più volte citato «colonnello», che aveva delle notizie riservate da dire all’ex leader della Dc.
A compiere il passo falso era stato Abbonato, ex consigliere di circoscrizione a Palermo con l’Udc, uno dei 18 destinatari della richiesta di misura cautelare avanzata dalla procura di Palermo al gip. Gli indagati, fra cui Cuffaro, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta. L’altro indizio che forniva una certezza ai detective proveniva da un’altra conversazione. Abbonato, infatti, avvisava che aveva con sé il cellulare di Cuffaro raccontando delle diverse chiamate del presidente della Regione: «Siccome ho il cellulare in macchina e ha chiamato quattro volte Schifani..». «Non ti preoccupare...», stavolta a parlare troppo era Raso, il fidato “infiltrato” nell’assessorato regionale alla Famiglia (per gli inquirenti il fortino politico-affaristico di Totò).
Qualche giorno dopo, il 19 marzo, nello studio dell’ex governatore c’era il resoconto della riunione «segreta» in via Stresa. Cuffaro riportava all’onorevole Carmelo Pace i consigli di prudenza - soprattutto al telefono - che gli avrebbe dato il «colonnello». I carabinieri decidevano di acquisire le immagini estrapolate dalle telecamere della zona. Cuffaro arrivava nei luoghi alle 17,43; alle 18 i militari del Ros annotavano la presenza di un uomo con «i capelli brizzolati, che giungeva a piedi». Lo stesso uomo si allontanava alle 19,09. Tre minuti dopo andava via Totò, che era inquadrato con in mano «una busta (borsa, ndr) di colore marrone». Ma cosa c’era all’interno? Questo restava un mistero: le risposte potrebbero essere arrivate dalle perquisizioni dei giorni scorsi. Grazie allo studio delle immagini incrociate con i controlli dei tabulati telefonici di Pace e dell’avvocato di Cuffaro, gli investigatori arrivavano all’identificazione della (presunta) «talpa»: Stefano Palminteri, milanese di 54 anni, già in servizio nella Legione Carabinieri di Palermo e da settembre 2024 comandante del nucleo tutela lavoro di Palermo, «funzionalmente dipendente - appuntavano i Ros - dall’assessorato regionale alla Famiglia». Non a caso, infatti, ad agosto 2024 Cuffaro commentava con il suo difensore: «Il nostro amico è diventato importante».
I contatti con la «talpa» sarebbero continuati. Ma con l’onorevole Pace. I due sarebbero stati addirittura sfacciati. In una conversazione di settembre dello scorso anno i due si rivolgevano all’ipotetico addetto alle intercettazioni. Pace: «Il maresciallo che sta ascoltando questa telefonata... Omissis è un pezzo di merda...». Il colonnello rispondeva: «Ma perché il maresciallo secondo te non lo sa... questi vecchi volponi». L’insostenibile consapevolezza degli intercettati.