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Paternò

Dante torna a parlare dalle mura del Castello

Un percorso immersivo, ideato dagli studenti del Liceo “Rapisardi”, trasforma il Dongione in un’esperienza coinvolgente tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, unendo così arte, poesia e identità locale

Redazione Catania

10 Novembre 2025, 22:50

Dante torna a parlare dalle mura del Castello

In questi giorni un’eco di versi antichi si leva dalle mura del castello normanno di Paternò e sembra quasi che le pietre, levigate dal tempo e dalla storia, tornino a respirare poesia. È la voce di Dante che risuona in Sicilia grazie a “È divina la commedia al castello normanno di Paternò”, un progetto che intreccia letteratura, memoria e partecipazione civica trasformando il Dongione in un luogo dove la trasposizione dei canti danteschi fa rivivere ai visitatori gli ambienti normanni.

Le antiche sale del castello che un tempo ospitarono conti e regine, luoghi dove furono emanati solenni documenti come le Consuetudines Terre Paternionis promulgate dalla regina Bianca di Navarra nel 1405, sono tornate ad essere teatro di vita, arte e conoscenza. E questo grazie al progetto educativo fortemente voluto dall’assessore alla Cultura, Giovambattista Caruso, coadiuvato dagli studenti del Liceo Classico e Artistico “Mario Rapisardi”, con la fondamentale collaborazione della preside, Maria Grazia D’Amico, e dall’assessore alla Pubblica Istruzione, Francesca Coluccio. Un viaggio esperienziale dentro la Divina Commedia: tre livelli espositivi che rappresentano la discesa agli Inferi, la visita al Purgatorio e l’estasi del Paradiso. Un modo concreto per restituire alla comunità la possibilità di essere parte attiva nella valorizzazione dei beni culturali, e al tempo stesso un’occasione per gli studenti di misurarsi con la storia, la letteratura e le proprie radici.

Il castello di Paternò, edificato nel 1072 da Ruggero I di Sicilia, conosciuto anche come il Gran Conte Ruggero, figlio di Tancredi d’Altavilla e fratello di Roberto il Guiscardo della dinastia degli Altavilla, Conte di Calabria e primo Conte di Sicilia, torna a essere cuore pulsante della vita culturale cittadina, molto apprezzato anche da viaggiatori di passaggio a Paternò, totalmente immersi in un’atmosfera surreale, piena di anime dannate e con la salita sulla torre, per raggiungere il Paradiso, che ha annullato il senso del tempo presente.

Un viaggio, un’esperienza: nel buio e nel fuoco dell’Inferno, il visitatore scende simbolicamente nelle viscere della terra mentre sulle pareti si staglia Lucifero sospeso al centro della grande voragine. Poi lo sguardo si alza al Purgatorio dove la volta stellata evoca la speranza di “riveder le stelle”. Infine, nel Paradiso, il pavimento riproduce il sistema tolemaico del mondo materiale e la cupola si apre in un vortice di luce e angeli come se l’eterno splendore del canto XXXIII fosse improvvisamente visibile. Il percorso, ricostruito con straordinaria cura scenografica da Salvo Longo, con gli interventi della pittrice Rosetta Spitaleri e del maestro Pippo D’Angelo, è frutto della collaborazione tra studenti, artisti, scultori, scenografi, costumisti e attori, in un laboratorio creativo dove l’arte è comunicazione, linguaggio di partecipazione. Non manca Virgilio come guida, Caronte, Minosse e, lungo il percorso, Ulisse, Pia de’ Tolomei, Sordello da Goito, il conte Ugolino e Beatrice, voci di un’umanità universale che gli studenti di Paternò hanno fatto proprie, interpretandole e restituendole con la forza fresca e commossa dei loro anni. Tra manoscritti, modelli tridimensionali, installazioni multimediali e opere artistiche, tra cui i manufatti in pietra lavica del maestro Barbaro Messina, il progetto intreccia scienza, cosmologia, arte e poesia, donando al visitatore una visione complessa e profonda del mondo dantesco. Ma ciò che colpisce di più è l’anima che si percepisce dietro ogni gesto, dietro ogni parola recitata: quella degli studenti che, attraverso Dante, hanno riscoperto il valore del proprio territorio e del suo patrimonio.

“Lo scopo principale di questa iniziativa - afferma l’assessore alla Cultura Giovambattista Caruso - è stato quello di celebrare Dante, il suo intramontabile poema ma, nel contempo, il Dongione, il territorio, le bellezze artistiche e paesaggistiche della nostra Paternò. Non è una semplice mostra bensì un contenitore di idee, realizzatesi grazie alla disponibilità, creatività, sensibilità di tanti, giovani e anziani, che, coralmente, hanno saputo spendersi per il raggiungimento di un obiettivo condiviso, inclusivo, partecipato, ovvero raccontare raccontando. Raccontare la storia raccontando il territorio e la cultura locale con l’intento di educare, avvicinare, accogliere, quasi in un gioco, giovani e anziani in un percorso volto a rinsaldare il legame con il patrimonio artistico, storico-culturale della città di appartenenza”.

Oggi il castello normanno, riaperto al pubblico e meta quotidiana di visite scolastiche e turistiche, torna a essere luogo di cultura e di incontro, non più solo monumento da ammirare ma spazio vivo da abitare. Custode silenzioso della memoria, si lascia attraversare da nuove voci, da passi giovani e curiosi, da sguardi che imparano a leggere la storia per costruire futuro.

Con “È divina la commedia al castello normanno di Paternò”, la città rinnova il proprio impegno nella promozione della cultura come esperienza condivisa, dove il sapere si fa emozione e la partecipazione diventa racconto collettivo. Paternò dimostra che la cultura può ancora essere ponte e respiro, esercizio di bellezza e di libertà. E in quella torre che guarda l’Etna, mentre risuonano i versi danteschi “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, sembra di sentire la voce del castello stesso, che dopo quasi mille anni torna a parlare — e lo fa attraverso i suoi figli più giovani.

Tiziana Guerrera