l'inchiesta
Il sistema Cuffaro: «Abbiamo 4mila Pip...», l’ufficio collocamento di Totò con i precari
Le pressioni sui part-time della società Dussman all’Asp di Siracusa e il legame col presidente di Sas, la più grande partecipata della Regione, Mauro Pantò
«Mauro Pantò ha quattromila persone, ha preso tutti i Pip ora... un giorno te lo voglio presentare, perché magari se avete interesse che in un posto arrivino persone, ve le faccio mandare». Così parlava Totò Cuffaro con due rappresentanti della Dussman, Marco Dammone e Mauro Marchese, la società di pulizie presente in molti ospedali siciliani. Il leader della Dc aveva a cuore la sorte di due lavoratori part-time della Dussman di cui perorava la causa: «Sono due persone che hanno 14 ore - dice Cuffaro - vorrebbero aumentare un po' di ore. Dagliene due, quattro in più». Ma Totò in questo caso era solo un mediatore. La richiesta arrivava da Mauro Pantò, presidente della Sas, la più grande partecipata della Regione siciliana. Farmacista e imprenditore, Pantò è stato candidato alle elezioni Regionali con la Dc. Primo dei non eletti, gli è stato riservata una poltrona di sottogoverno. Che adesso potrebbe essere messa in dubbio dal repulisti avviato dal governatore Renato Schifani.
Pantò non è indagato nell'inchiesta di Palermo. Ma sono numerosi i contatti tra il numero uno di Sas e il cerchio magico di Cuffaro. I due lavoratori part-time a cui aumentare le ore, dice Totò intercettato, «lavorano una all’Ingrassia e una al Pisani (il centro di salute mentale a Palermo ndr), tieni presente che questa me la dà il presidente della Sas». A ricevere la segnalazione sono i due rappresentanti della Dussman che a Cuffaro devono molto: dietro l'aggiudicazione della gara per i servizi di ausiliariato all'Asp di Siracusa, ci sarebbe l'interessamento di Totò e il suo pressing sul direttore generale Alessandro Caltagirone. La disponibilità dei due è infatti immediata: «Va bene, mi segno il nome».
Ma è la frase successiva ad aprire uno scenario più ampio: «Pantò ha 4mila persone, ha preso i Pip... se avete interesse che in un posto arrivino persone, ve le faccio mandare». La storia dei Pip a Palermo è vecchia di decenni: un bacino storico di precariato, formato anche da ex detenuti. Fatti entrare nella pubblica amministrazione da Leoluca Orlando, passati da una società partecipata all'altra, del Comune di Palermo prima e della Regione poi. Fino alla stabilizzazione perfezionata pochi mesi fa. A poco a poco, tra chi ha trovato altra occupazione e chi ha preferito non essere contrattualizzato, il gruppo si è snellito e oggi in Sas ne restano 1853. Ma tutti con orario part-time: 940 persone a 20 ore settimanali, altre 913 a 18,5 ore. Il loro stipendio si aggira sui 700 euro. E tutte hanno bisogno di arrotondare in altro modo per arrivare a fine mese. «Pantò ha preso i Pip ora», dice Cuffaro. «Lo so», replica Dammone. «Quindi li sta sistemando - continua il leader Dc - ma se vi mandano persone… dove vi conviene che vadano… io vi vengo a dare una mano, chiaro?».
Proprio in questi giorni, in vista dell'imminente discussione sulla Finanziaria, il tema dei Pip è tornato d'attualità. Alcuni deputati palermitani, in maniera trasversale, hanno chiesto al governo Schifani di portarli a 36 ore, trasformandoli in full time. «Svolgono servizi essenziali in tutti gli assessorati regionali e negli enti sanitari siciliani - ha detto Marianna Caronia, deputata regionale di Noi Moderati -. È assurdo che, dopo essere stati stabilizzati, lavorino 18-20 ore a settimana. È necessario rendere loro la libertà che meritano e condizioni contrattuali dignitose». Pochi giorni fa Schifani ha parlato di «un possibile aumento di 3-4 ore settimanali».
Il tema è delicato: oggi il pagamento dei Pip vale circa 40 milioni di euro all'anno. Per passare a 36 ore servirebbero altri 30 milioni. Ma c'è anche il timore, da parte di alcuni politici, che il tema possa diventare oggetto di attenzione della magistratura. Proprio di questo parla, intercettato, Totò Cuffaro. Confidandosi con una delle presunte talpe, Domenico Di Carlo, che lo ha messo in guardia dalle indagini su di lui, il leader della Dc ammette di avere già ricevuto una soffiata: «Contemporaneamente a quando me l’hai fatto sapere tu - dice Cuffaro - ci fu qualcuno (identificato poi come il carabiniere Stefano Palminteri, detto "il Colonnello" ndr) che mi disse, evita di andare all’assessorato alla Famiglia che ci sono le telecamere... e non ci sono andato più... non so se la cosa era rivolta a me, oppure a Vito Raso o ad altri». E poco dopo: «Mi ha detto... li abbiamo messi perché siamo preoccupati sulla vicenda Pip, i Pip che stavano andando ad assumere. Il Colonnello mi ha detto: "Questo è il tema! I Pip».