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Il caso

Ticket per i Crateri Silvestri, «ma quei terreni sono miei». Colpo di scena: sull'Etna spunta un (altro) proprietario dei sentieri

E Russo Morosoli Invest chiede un incontro, visto che «non è nel costume della nostra società gravare sulle proprietà altrui senza condividerne gli oneri manutentivi»

Luisa Santangelo

26 Novembre 2025, 07:20

Crateri Silvestri

«Guardi qua, è una storia degna di Luigi Pirandello. Ho letteralmente pagato per entrare a casa mia». Poche cose sono sicure quanto il fatto che l'Etna riservi sempre colpi di scena. L'ultimo riguarda il caso dell'anno: il ticket da 5 euro da pagare per l'accesso ai crateri Silvestri, di proprietà della società di Francesco Russo Morosoli. Solo che l'accesso ai crateri stessi è su un terreno che, invece, di Russo Morosoli non è. «Mi è venuto un colpo quando ho visto del biglietto», afferma Davide Biondi, di professione farmacista, proprietario insieme ai fratelli delle particelle catastali 69 e 70, che coincidono con l'ingresso ai sentieri per i Silvestri. Lì dove il gruppo Russo Morosoli ha installato il furgoncino per il pagamento dell'accesso (attivo dall'inizio di ottobre) che tante polemiche ha generato e continua a generare.

Davide Biondi, proprietario dei sentieri per l'accesso ai Crateri Silvestri

La questione è diventata rapidamente di natura legale. Biondi e i fratelli, visure catastali alla mano, ci hanno messo poco per bussare alla porta degli avvocati e inviare due diffideRusso Morosoli Invest spa e Funivia dell'Etna. «Abbiamo appurato - si legge in un documento firmato da Vittorio Biondi, fratello di Davide e lui stesso avvocato - che la vostra azienda sta esercitando, sul terreno di nostra proprietà, un’attività economica, con la pretesa del pagamento di un biglietto di euro cinque a persona da turisti ed escursionisti nonché da chiunque voglia accedere al sentiero posto sul fianco Ovest dei crateri, a Nord della strada provinciale, ponendo all’interno del nostro terreno una barriera mobile di paletti collegati da fascia e impegnando, sempre dentro la nostra proprietà, un operatore che ferma i visitatori e controlla l’avvenuto acquisto di detto biglietto, impedendo altrimenti l’accesso».

«Tale attività, esercitata sul terreno di nostra proprietà, senza alcuna nostra autorizzazione, è lesiva dei nostri diritti di proprietà e illegittima», continua la missiva. E il fratello Davide, nella lettera firmata dall'avvocato Claudio Longhitano, rincara la dose: «Il vostro arbitrario comportamento, posto in essere a totale insaputa dei proprietari, - c'è scritto - viola i loro diritti e sta ponendo in essere comportamenti che non sono solo illegali dal punto di vista civilistico ma che, altresì, realizzano fattispecie di reato penalmente perseguibili».

Da questo la diffida all'interruzione delle attività, certo, e alla rimozione di tutto quanto è stato installato, «con l'avvertenza» non solo che Russo Morosoli rischia di essere trascinato in tribunale ma anche di vedersi chiedere «il risarcimento dei danni subiti e subendi». Una tegola per la storia dei Crateri Silvestri, la cui controversia si basa tutta sull'esercizio dei diritti tipici della proprietà privata. Quelle stesse prerogative che proprio il gruppo Russo Morosoli rivendicava sin dalla prima riga delle dichiarazioni ufficiali: «I crateri Silvestri sono stati da noi acquistati nel 1997 dal fallimento della società denominata “Montenero”». Una sentenza senechiana, su cui adesso i fratelli Biondi hanno qualcosa da dire.

Qualcosa di fondato, evidentemente, giacché la risposta della Russo Morosoli Invest spa non si è fatta attendere. Ribadendo di avere acquistato i crateri e altre zone dell'Etna da più di un trentennio, la società ricorda che i dipendenti suoi e delle sue ditte controllate «hanno sempre percorso, per raggiungere le nostre proprietà, l'unico sentiero esistente». Che, è vero, sta là di certo da più di trent'anni. «Pertanto appare certo - afferma la holding - l'esercizio, a oggi tra l'altro incontestato, di un diritto di passaggio». Anche perché quei sentieri sono le uniche strade di accesso ai bordi dei crateri.

Anche su questo capovolgimento della storia - dopo che Francesco Russo Morosoli aveva annunciato in commissione Ambiente all'Ars di potere aumentare il biglietto anche fino a quindici o venti euro - Pirandello avrebbe avuto qualcosa da commentare. «Poiché non è nel costume della nostra società gravare sulle proprietà altrui senza condividerne gli oneri manutentivi, pur contestando la diffida, le anticipiamo la richiesta di un incontro al fine di regolarizzare i reciproci rapporti». 

«Qui non è questione di soldi», sogghigna Davide Biondi, mostrando con ironia quel biglietto che ha pagato per andare a passeggiare sul suo sentiero. «I terreni erano di proprietà di mia madre, noi fratelli abbiamo fatto la successione proprio alcune settimane fa, per via di questa storia del pagamento del biglietto. Per mia madre quel sentiero è sempre stato libero e, per quanto mi riguarda, sempre deve esserlo». C'è pure un po' di religione dentro al pensiero del farmacista 62enne. «Siamo custodi del creato. Il creato è questo e tu non lo devi offendere». Certo, non è che non esistano gli affari o, peggio, le speculazioni. «Sapesse quante ne sono state fatte in passato. Ma forse, prima, c'era un rispetto almeno della natura che oggi non c'è più».

Sui terreni della famiglia Biondi c'era anche l'altare della Madonnina della Neve, sommerso dall'eruzione del 1983 e spostato, anni dopo, nei pressi del Rifugio Sapienza. Da cui, la provocazione del farmacista: «L'accesso ai Crateri deve assolutamente rimanere libero. Per quanto riguarda il pagamento di questo tempo in cui loro hanno battuto cassa, allora quei soldi vengano usati per ripristinare l'altarino nella sua posizione originale. Peraltro sono convinto che la Madonnina santa sia ancora là, sotto la neve, intatta, che ci osserva». E chissà che pensa.