Blitz “Safe zone”
Spaccio a San Berillo, il racconto shock: «Cliente pestato selvaggiamente perché non ha pagato il crack»
Nelle carte del gip il racconto drammatico di un tossico che si riforniva nella piazza di San Berillo smantellata lunedì. C’è un filone collegato con altri indagati che saranno interrogati sabato
Erano i monopolisti dello spaccio a San Berillo Vecchio. Un regime garantito anche dal fatto che i clan mafiosi non avrebbero avuto pretese sui loro affari. Gli stranieri, di diverse nazionalità, sarebbero riusciti, «dando prova di grande carisma criminale e indubbie capacità organizzative», a organizzare una filiera di pusher - molti senza fissa dimora - che operavano nel quadrilatero delle vie Buda, Carro e Delle Finanze e nel vicolo Bonsignore. Il rione storicamente a “luci rosse” è stato trasformato in una casbah dello spaccio di droga.
L'inchiesta “Safe Zone”, coordinata dal procuratore aggiunto Fabio Scavone, ha permesso di documentare, attraverso l'installazione di più telecamere, centinaia di cessioni di sostanza stupefacente fra agosto 2024 e giugno 2025.
Nonostante gli indagati abbiano in tutti i modi provato a ostacolare l'attività dei poliziotti della squadra mobile e del Commissariato centrale. Gli occhi elettronici piazzati in più punti sono stati più volte danneggiati nel corso delle indagini. La gip, nelle oltre 180 pagine dell'ordinanza, ha citato più episodi. Mateo Junior Isaia Sanchez, con il volto travisato dalla maglietta, è arrivato ad arrampicarsi sulla facciata dello stabile e ad applicare del nastro per imballaggio per oscurare l'obiettivo dell'apparecchiatura e renderla inutilizzabile. Di episodi del genere se ne sono registrati a bizzeffe. Ma il quadro accusatorio si compone anche dei racconti di alcuni clienti. Drammatiche le parole di un tossico che è stato sentito dalla polizia giudiziaria. «Sono qui a San Berillo - ha spiegato - perché sono purtroppo un assuntore di droghe, soprattutto di crack. Da diversi anni faccio uso di marijuana e da un anno di crack. Negli ultimi giorni ho vissuto in strada per alcuni dissapori con la mia famiglia, dovuti proprio alla mia dipendenza da crack. Compro le droga a San Berillo da sei anni da alcune persone straniere che vivono lì e conosco». L'uomo, inoltre, ha svelato ai poliziotti che nel rione si vende anche un tipo di marijuana potenziata. «La marijuana che vendono le persone che vi ho descritto, chiamata “magnà” è veramente potente. L'ho consumata personalmente e ha prodotto in me dei forti effetti allucinogeni».
Un altro tossico ha invece rivelato di essere stato vittima di estorsione da parte degli indagati per un debito di droga. Inoltre avrebbe assistito personalmente all'aggressione di una persona che non era riuscita a pagare le dosi che aveva acquistato dai pusher di via Pistone. «Mi trovavo a San Berillo per acquistare crack e ho assistito al pestaggio di un uomo che conoscevo di vista per averlo notato in altre occasioni mentre acquistava stupefacente. Ricordo che era un uomo di circa trentacinque anni che è stato picchiato selvaggiamente dai pusher. Nel corso delle violenze si sono aggiunti altri uomini. Solo dopo il raid punitivo ho capito che la vittima era stata picchiata perché non aveva saldato un debito».
C'è un filone parallelo all'operazione scattata lunedì all'alba. Ci sono altri 10 indagati: Filippo Abbascià, Antonino Cocuzza, Orazio D'agata, José Salvador Di Bartolo, El 'Haidi Cheikh Diop, Salvatore Falletta, Augusto Marco Mocerino, Raffaele Riccardo Alfio Pedicone, David Savoca, Giovanni Tomaselli, che affronteranno sabato l'interrogatorio preventivo davanti al gip. Da quanto si legge nelle contestazioni questi sarebbero alcuni dei fornitori di sostanza stupefacente degli spacciatori di San Berillo.
