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il fatto

Catania, insulti social al giudice dopo la sentenza per il processo "12 apostoli"

L'Anm difende il giusto processo e annuncia vigilanza mentre la difesa prepara l'appello

Laura Distefano

22 Dicembre 2025, 05:52

Tribunale di Catania

Tribunale di Catania

Leoni da tastiera. E odio social. Questa volta i destinatari sono stati i giudici che compongono il collegio che qualche mese fa ha emesso la sentenza nel processo di primo grado scaturito dall’inchiesta “12 apostoli” su presunti abusi sessuali ai danni di minori. Un fiume di commenti con accuse gravissime e insulti irripetibili sono stati scaricati sulle pagine social nei confronti dei magistrati che si sono occupati del caso giudiziario. Il dibattimento, lungo e articolato, si è concluso con una sentenza di condanna nei confronti dei quattro imputati. Il procedimento è ancora al primo grado di giudizio. E, come ha già annunciato la difesa, sarà impugnato in appello.

L’Anm di Catania è intervenuta: «In un delicato e complesso procedimento riguardante abusi sessuali commessi all’interno di una comunità, un collegio giudicante del Tribunale di Catania, dopo una lettura del dispositivo in aula, è stato oggetto di numerosissimi post dal contenuto offensivo e gravemente denigratorio. Questi commenti sono divulgati a seguito dell’ennesima pubblicazione sui social di una video intervista realizzata dal difensore di uno degli imputati, il quale ha commentato l’iter processuale e l’esito del processo, stigmatizzando plurime violazioni di legge da parte del Tribunale». La giunta dell’associazione dei magistrati etnea ha espresso massima vicinanza e tutela ai colleghi e alle colleghe coinvolti nella vicenda. L’Anm fa un appello a tutti gli attori del processo: «Chiediamo con forza che tutti gli operatori del diritto rispettino un fondamentale principio: la prova della responsabilità di un imputato va raccolta nel processo, nel rispetto delle regole processuali, con i tre gradi di giudizio; ogni qualvolta uno degli attori del processo, giudice, avvocato o pubblico ministero che sia, viene indebitamente e distonicamente esposto alle offese e al pubblico lubidrio sui social network, viene screditata l’immagine di tutto il mondo della giustizia». L’Anm comunque è pronta a vigilare: «Auspichiamo che questi episodi non si verifichino più e vigileremo affinché non vi siano, in questo come in altri casi, comportamenti analoghi, certi della collaborazione e del rispetto istituzionale di tutte le parti processuali».