progetto di beneficenza
“Mosaico Mediterraneo”, una mostra unisce Sicilia, arte e solidarietà
Le fotografie di Antonio Calabrò in vendita per finanziare le iniziative Caritas per i giovani migranti

Ci sono scale che portano verso l'azzurro di una nuvola, il dettaglio di una porta invecchiata dalla salsedine, la luce del Sud, così profonda da smarrircisi dentro, il bianco della calce, le foreste di fichi d'india. Frammenti di immagini per un «Mosaico Mediterraneo», come si intitola la mostra di fotografie di Antonio Calabrò - siciliano, giornalista, scrittore, oggi direttore della Fondazione Pirelli, Presidente di Museimpresa e della Fondazione Assolombarda, ma anche appassionato di fotografia - che verrà inaugurata lunedì 13 ottobre al Teatro Franco Parenti di Milano.
Ottanta bellissime, sfolgoranti, e spesso sicilianissime, fotografie scattate tra Palermo, Salina, Filicudi, Matera, Napoli e Venezia per unire arte e solidarietà, una mostra di beneficenza realizzata con il sostegno di Fondazione Banca Popolare di Milano, in collaborazione con Caritas Ambrosiana e Teatro Franco Parenti, un'iniziativa promossa da Umberto Ambrosoli, Luciano Gualzetti e Andrée Ruth Shammah. Le fotografie saranno esposte e vendute a scopo benefico a partire dalla serata inaugurale: l’intero ricavato sarà devoluto a Caritas Ambrosiana per sostenere i progetti di formazione e inserimento lavorativo destinati ai giovani migranti di Milano. Sarà possibile fare una donazione acquistando una delle foto dal catalogo on line inquadrando il qrcode (dal 15 ottobre). Il Mediterraneo come luogo dell'anima, per Calabrò. Scrigno di memorie, cuore di cultura, ma anche spazio di incontro, di confronto in cui indaga anche spinto da riferimenti letterari, dal "Breviario" di Matvejevic a Saramago.
«C’è, in queste foto, un racconto mediterraneo per immagini - spiega Antonio Calabrò - Insistendo sui dettagli, per sottolineare, fin nei particolari, l’anima profonda di un’area del mondo che, nel corso della storia, ha definito una propria originale identità attraverso l’incrocio fecondo di confronti e conflitti, guerre e commerci, scontri e incontri di culture, religioni, lingue, costumi e consumi. Un’identità, dunque, aperta e dialettica, mutante, meticcia. Un’identità dinamica, quanto mai stimolante proprio in stagioni di così radicali cambiamenti e di profonde incertezze. Paesaggi cangianti. E movimenti. Com’è sempre stato. Un mosaico. Per rappresentare le storie vissute in terre di mercanti e di migranti, carichi di speranze e di orgogliose vitalità».
Durante l’inaugurazione a Milano sarà possibile acquistare o prenotare le fotografie, contribuendo concretamente a iniziative che offrono strumenti di integrazione come corsi di lingua, formazione professionale e percorsi di inclusione sociale. «Accogliere chi arriva da lontano è un atto di giustizia e di fraternità. Aiutare le persone migranti a costruire il proprio futuro, dentro una comunità che li riconosca e li accompagni, è una responsabilità condivisa. Il ricavato di queste fotografie andrà a sostenere i progetti Caritas dedicati alla formazione di giovani migranti. Una goccia, certo, rispetto al fabbisogno. Ma uno stimolo, comunque, per cominciare. E suggerire altre analoghe, benemerite iniziative», spiega Calabrò.
«Qui si racconta, insomma, un Mediterraneo molto meridionale. Un Mediterraneo di paesi di costa e di montagna e soprattutto di isole, dai confini aperti che l’ansia di conoscenza porta a varcare. Il rifrangersi di un’onda, un’ombra, il tralcio d’una vite, le spine dei fichi d’India, la serratura arrugginita di un’antica porta, un sentiero tra il verde, l’angolo d’una casa, una pianta, un gioco di luci e colori, un istante strappato al corso del giorno o della notte, la traccia d’una navigazione, la ricerca d’una piazza o di un porto. E così via continuando, nel gioco che attraversa lo spazio e il tempo. Dall’alba al tramonto. Tra acque chiare e alture solenni che fatto da corona alle insenature. Paesaggi ospitali e talvolta aspri. E ruderi che hanno ancora la forza di testimonianze di vita. Appunti per gli occhi segnati sui bordi delle pagine di un “Breviario mediterraneo” che ha robuste radici artistiche e letterarie, morali e civili. Memorie».
«Ecco il punto: queste immagini hanno il sapore della memoria, come hanno sempre raccontato le storie delle rotte marine e degli approdi. E dunque costruiscono sapide suggestioni per immaginare il futuro. Come se gli occhi avessero le ali. Come la sapienza di un antico dio».