La Biennale d’Arte di Messina, un motore turistico-culturale
												Il prof. Filippo Grasso, docente di turismo all’Università di Messina
A poco più di un mese dall’inaugurazione della Prima Biennale d’Arte di Messina — ideata e curata da Gianfranco Pistorio — la rassegna si conferma un volano per il sistema turistico-culturale cittadino.
L’iniziativa, sostenuta da un ampio partenariato istituzionale che comprende Comune di Messina, Autorità di Sistema Portuale, Museo Regionale, Ente Teatro, Regione Siciliana, Camera di Commercio, Arcidiocesi e altri soggetti, nasce da un progetto condiviso con Stefania Arcidiacono, vicepresidente della Biennale, e ha attivato una dinamica virtuosa tra arte, territorio e comunità.
Interpellato sull’impatto dell’evento, il prof. Filippo Grasso, docente di turismo all’Università di Messina e componente del Comitato tecnico-scientifico degli ecomusei in Sicilia, sottolinea: “La Città dello Stretto sta consolidando un’identità turistica basata sull’integrazione tra arte contemporanea, valorizzazione del territorio e partecipazione della comunità.”
Secondo Grasso, la Biennale ideata dal presidente Pistorio rappresenta il punto di partenza di una strategia che trasforma la fruizione artistica in esperienza attiva, capace di generare valore culturale, sociale, economico e turistico.
Non una semplice esposizione, dunque, ma una visione: l’arte come esperienza condivisa che suscita stupore e alimenta la curiosità.
Principi che si inseriscono in un impianto di marketing esperienziale orientato alla durata, con l’obiettivo di intercettare nuovi segmenti di viaggiatori e consolidare la posizione di Messina nei circuiti del turismo culturale nazionale e internazionale.
I tre macrotemi — arte, stupore e curiosità — ne definiscono l’anima: l’arte come motore di dialogo e riflessione, lo stupore come emozione capace di rinnovare lo sguardo, la curiosità come impulso alla scoperta e alla partecipazione.
Ne nasce un vero e proprio viaggio sensoriale, che oltrepassa i tradizionali spazi della cultura.
Il format, improntato al modello del “museo diffuso”, coinvolge palazzi storici, gallerie, spazi pubblici, cortili e persino il terminal crocieristico, trasformando Messina in un palcoscenico urbano in cui opere e città si rispecchiano. Il visitatore, più che spettatore, diventa esploratore di luoghi e significati.
I dati ne certificano il successo: oltre 25.000 visitatori tra turisti, escursionisti e residenti, con un indotto economico tangibile che conferma la cultura quale leva concreta di sviluppo sostenibile, al di là di ogni steccato ideologico.
L’impatto più profondo appare tuttavia intangibile: la Biennale ha innescato processi di rigenerazione urbana e coesione sociale, restituendo alla comunità consapevolezza del proprio paesaggio e della propria storia.
È un evento “oltre”: non soltanto mostre o convegni, ma un laboratorio di idee che ripensa il rapporto tra cultura e territorio, tra viaggiatori e comunità, tra presente e memoria.
Indicativa anche la risposta dell’ospitalità: nei primi quattro fine settimana, le 22 strutture convenzionate hanno registrato costantemente l’overbooking, trainate dalla domanda legata alla Biennale. Numerose inoltre le iniziative collaterali, che hanno fatto registrare il tutto esaurito nelle diverse sedi coinvolte.
In questo quadro, la Biennale d’Arte di Messina si configura come un microspazio dal valore aggiunto strategico per ridisegnare la “città turistica”, rafforzandone identità, attrattività e visione a lungo termine.