Banche
Mutui, il ritorno del fisso (sempre preferito dagli italiani) spinge i tassi al rialzo
Taeg sale a 3,71%: tassi fissi più cari e rincaro medio di 216 euro l’anno, ma domanda di mutui e prestiti resta in crescita
Un altro ritocco verso l’alto dei tassi sui nuovi mutui applicati dalle banche, anche a seguito della volontà delle famiglie italiane di preferire largamente il fisso invece del variabile e dal rialzo dell’Irs, l’indice di riferimento per questa tipologia di finanziamento. Dai dati della Banca d’Italia riferiti a settembre l’indice Taeg, che include anche le spese accessorie come le polizze, la gestione del conto corrente e della pratica, è salito al 3,71% contro il 3,67 di agosto e il 3,61 a luglio.
Il dato risente appunto anche della decisione degli italiani di optare (oltre il 90% dei casi secondo i dati di Mutuionline) per il fisso nonostante i prestiti indicizzati sul mercato offrano soluzioni attorno al 2,6-2,8%. Certo per i tassi fissi si tratta sempre di livelli inferiori a quelli di metà 2024 o del 2023 quando si superò il 4,5% ma appunto la discesa sperata nei mesi scorsi non è avvenuta, anche di fronte alla prudenza della Bce. Le tensioni internazionali hanno poi spinto al rialzo i tassi a lungo termine degli indici Irs ai quali sono 'agganciatì i prestiti a tasso fisso. Secondo il Codacons da gennaio il rialzo dei tassi sui mutui è salito di 0,21%, si tratta di un aggravio di 216 euro l’anno su un mutuo da 150.000 euro a 30 anni, spiega l’associazione.
La domanda tuttavia resta positiva. Sempre la Banca d’Italia sottolinea come i finanziamenti alle famiglie per i mutui casa siano saliti del 2,2% a settembre contro il +2,1% del mese precedente. Per mesi i mutui, grazie alla riscoperta dell’investimento immobiliare e al buon andamento dell’occupazione, sono stati il traino dei finanziamenti fino a 'risveglio in estate dei prestiti alle imprese. La domanda delle aziende, specie per investimenti, è tornata a riaffacciarsi e i finanziamenti sono saliti a settembre dell’1,2% confermando il dato di agosto. Un andamento sottolineato anche dal Crif secondo cui «la domanda di finanziamenti è tornata a salire dopo la frenata del 2023-2024, mentre la rischiosità resta stabile». A giugno il tasso medio di default si è attestato al 3%, lo stesso livello di fine 2024, confermando la tenuta del sistema produttivo nonostante le incertezze globali e le tensioni commerciali. Certo la prudenza è ancora sottolineata dalla crescita dei depositi del settore privato che, come rileva Bankitalia, sono aumentati del 3,0 per cento (2,7 in agosto).