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il caso

Granchio blu, il conto salato per il Delta: perché il “nuovo oro” ha lasciato macerie tra Comacchio e Goro

Da “opportunità” a emergenza economica. Viaggio nel cuore della crisi: partite IVA dimezzate, redditi azzerati, rimborsi insufficienti. E cosa (concretamente) si sta facendo per non perdere un intero distretto della venericoltura

Redazione La Sicilia

17 Dicembre 2025, 11:05

Granchio blu, il conto salato per il Delta: perché il “nuovo oro” ha lasciato macerie tra Comacchio e Goro

La scena è quella di un’alba gelida tra le sacche di Comacchio: la barca rientra lenta, le cassette sono piene. Non di vongole, ma di granchi blu. Il motore singhiozza, il pescatore fa due conti e sospira: «Con 0,90 €/kg per lo smaltimento, oggi ci ho rimesso». È il rovescio, poco raccontato, della narrativa sull’“opportunità” del nuovo crostaceo. Intanto, nel giro di due anni, le partite IVA attive nel comparto, tra Comacchio e Goro, sono crollate da circa 350 (prima dell’arrivo massiccio del granchio) a meno di 100. In mezzo, ci sono famiglie con reddito vicino allo zero, mutui che corrono e una filiera della venericoltura che rischia la desertificazione.

I numeri che non tornano (e non fanno quadrare i bilanci)

La denuncia – chiara, misurata e politicamente scomoda – arriva da Filippo Sambi, consigliere comunale a Comacchio e presidente di una cooperativa ittica: «Il business del granchio non è mai decollato e, dopo due anni e mezzo, temo non decollerà più. Con 90 centesimi al chilo non si pagano neppure la benzina»; intanto le partite IVA scivolano sotto quota 100 e molti pescatori fatturano «cifre irrisorie». È un quadro che riassume il paradosso: il granchio blu riempie le reti, ma svuota i conti correnti.

A rendere più complessa la fotografia c’è la frammentazione degli aiuti. In passato, in alcune aree, i conferimenti per lo smaltimento sono stati riconosciuti a 0,90–1,00 €/kg, cifra insufficiente a coprire costi vivi (carburante, manodopera, manutenzioni, conferimento). Nel 2024–2025, la Regione Emilia‑Romagna ha invece definito bandi con rimborso forfettario di 1,50 €/kg per gli esemplari non commercializzati, includendo trasporto e smaltimento: un passo avanti, ma non sempre accessibile o tempestivo per tutti gli operatori in difficoltà di liquidità.

Che cosa sta facendo lo Stato 

Sul fronte nazionale, dopo un primo stanziamento di 2,9 milioni di euro nell’agosto–ottobre 2023 per cattura e smaltimento, il Masaf ha avviato un fondo da 10 milioni e attivato misure strutturali di sostegno alla filiera. Nel gennaio 2025 è stato presentato il Piano biennale 2025–2026 con sei misure e un obiettivo di prelievo/smaltimento di circa 2.600 tonnellate tra Veneto ed Emilia‑Romagna, sotto il coordinamento del Commissario straordinario nazionale Enrico Caterino (mandato fino al 31/12/2026). È una cornice importante, ma che chiede implementazione rapida e coordinata con i territori.

La Regione Emilia‑Romagna ha affiancato, dal 2023 in poi, una propria linea di intervento: ristori e rimborsi per complessivi 3–3,5 milioni fino al 2025, più 1 milione dedicato nel maggio 2025 al contenimento/trasporto/smaltimento (1,50 €/kg), cui si è aggiunto, nel gennaio 2025, un ulteriore milione e l’annuncio di 1,5 milioni nel 2026 per granchio blu e anossia delle vongole. La Regione ha perfino avviato con l’Università di Bologna una sperimentazione “ecologica” basata sul ripopolamento mirato di polpi come predatori naturali del granchio.

La zavorra invisibile: costi di gestione e burocrazia

Il costo per uscire in barca oggi è una soglia: carburante, manutenzioni, magazzini, conferimenti. Se l’unità di guadagno è lo smaltimento a 0,90–1,00 €/kg (o il rimborso regionale a 1,50 €/kg quando disponibile), il break‑even resta lontano soprattutto per i piccoli concessionari che non hanno potuto installare recinzioni nelle aree di acqua bassa o che non hanno zone idonee alla semina. La burocrazia dei bandi, pur necessaria, richiede anticipo di spese e tempi di istruttoria incompatibili con chi registra incassi prossimi allo zero. È qui che la differenza tra la teoria degli aiuti e la pratica di banchina diventa abissale.

L’impatto: non solo ecologia, ma macro‑economia

Il granchio blu, specie aliena Callinectes sapidus, è eurialina ed euriterma: sopravvive tra 2 e 40°C, tollera ampie oscillazioni di salinità e depreda bivalvi e crostacei. Dal 2023 l’esplosione demografica nell’Alto Adriatico ha spinto stime di danni nazionali oltre i 100 milioni di euro in pochi mesi, con tagli di produzione vongole fino al -70% e prospettive, in assenza di contenimento, di 1 miliardo di perdite in 5 anni secondo il mondo cooperativo. Nel Polesine si parla di 3.000 aziende a rischio e 4.000 posti di lavoro coinvolti; in Veneto tra 2023 e 2024 le tonnellate smaltite sono più che raddoppiate rispetto a quelle commercializzate.

Non è, dunque, “solo” un tema ambientale: è la tenuta di un distretto – quello della venericoltura di Delta e lagune – a essere in gioco, con un valore alla produzione che Fedagripesca stima in almeno 200 milioni di euro/anno per l’area del Delta.

Il corto circuito del mercato: dal banco pescheria alla tavola

Lo sforzo di “normalizzare” il granchio blu come prodotto alimentare è partito. Già dal 2023 alcune catene hanno testato la vendita al dettaglio con prezzi al banco intorno a 8,95 €/kg e volumi sorprendenti (circa 300 kg a settimana in alcune piazze pilota). Il problema è che l’offerta esplosiva nelle aree di origine non incontra ancora una domanda nazionale stabile: mancano lavorazioni (carni, polpe) standardizzate, catena del freddo dedicata, ricettività della ristorazione diffusa e educazione del consumatore. Finché l’aggregazione di prodotto non crescerà e i prezzi all’origine non assorbiranno i costi, i ricavi resteranno troppo volatili per sostituire i margini perduti sulle vongole.

L’emergenza non è una parentesi

La biologia del Callinectes sapidus non lascia illusioni: alta resilienza, tolleranza ambientale straordinaria, capacità di riproduzione elevata. Non è una bolla destinata a svanire in una stagione: è una convivenza da governare, con politiche stabili e un modello economico che trasformi il “problema” in valore senza perdere per strada un intero settore.

Per chi oggi ha la barca ferma e il cassetto fiscale che bussa, questa transizione può sembrare un lusso. Eppure è l’unica uscita sostenibile: aiuti mirati e rapidi per non far morire le imprese, filiera per monetizzare la cattura, difese per rianimare gli allevamenti. E una scelta politica: non lasciare soli i territori che hanno costruito, per decenni, il nome e il valore delle nostre vongole.

Intanto, all’alba, la barca torna in banchina. Le cassette sono ancora piene di granchi. Ma in controluce si intravede una possibilità: se quella biomassa smetterà di essere solo un costo e diventerà davvero prodotto, allora la speranza evocata da Sambi potrà smettere di essere una scommessa e tornare a essere mestiere.