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La polemica

Grandi brand in centro storico, i commercianti si dividono

Confartigianato parla di rischio che la città «diventi come Milano, senza identità» Confcommercio parla di «grandi opportunità di investimento per evitare la desertificazione»

Stefania Giuffrè

31 Ottobre 2025, 13:00

Grandi brand in centro storico, i commercianti si dividono

C’è chi guarda con favore alla possibilità che i grandi brand puntino sul centro storico, chi invece lo vede come un pericolo. Dopo l’ok della Regione alla modifica del piano commerciale del Comune che di fatto dà il via libera anche in zona A ad esercizi commerciali fino a 2 mila metri quadrati di superficie, la voce di commercianti e associazioni di categoria non è unanime.

«Palermo rischia di trasformarsi in una città senza identità, simile a Milano», è l’allarme lanciato da Giuseppe Claudio Terruso, presidente di Confartigianato Palermo. «Da anni portiamo avanti il nostro impegno per sbloccare nuove opportunità di investimento», dice invece la presidente di Confcommercio, Patrizia Di Dio. In mezzo il parere di tanti piccoli esercenti.

«Se servirà a riqualificare via Roma grazie ai franchising che ben venga – dice Giuliana Lo Cascio, titolare di un negozio di souvenir e di prodotti tipici sul Cassaro. Non sono d’accordo però che ci siano grandi negozi vicino ai monumenti, qui vanno salvaguardati artigiani e piccole botteghe».

Un ragionamento in parte sulla stessa lunghezza d’onda del presidente di Confartigianato. «L’assessorato – dice Terruso – dovrebbe sostenere le attività artigianali locali, custodi dell’identità territoriale e della storia produttiva di Palermo. Le grandi catene portano prodotti globalizzati, non legati al territorio, e rischiano di soffocare l’economia delle piccole imprese». Terruso chiede al Comune di favorire affitti agevolati per gli artigiani: «le attività locali non possono competere con le multinazionali», dice. C’è però chi vede una opportunità. Come Loredana Bisconti, il suo negozio di profumi si affaccia su via Maqueda: «Servirà a spostare l’asse da via Libertà verso questa parte di città, sarà un valore aggiunto». «I grandi marchi – dice Claudia Bonsignore, negoziante di corso Vittorio Emanuele – possono attrarre i palermitani, non solo i turisti. Purché non siano grandi catene nel settore food, rischiamo che il centro storico diventi un enorme ristorante».

Anche per Di Dio è importante «consentire l’apertura di attività soprattutto nel settore non alimentare». La presidente di Confcommercio avverte che «già da adesso le strutture commerciali fino a 600 mq possono aprire nei centri storici. La maggior parte delle richieste potrà già essere soddisfatta contribuendo così a frenare quel processo di desertificazione commerciale che avevamo ipotizzato già 10 anni fa. Per dare un’idea, solo nel 2024 c’è stata la cessazione di ben 752 attività commerciali a Palermo e altre 294 nel primo trimestre del 2025». Centro storico che vuole diventare più attrattivo. E per farlo deve essere sicuro. Sul tema ieri il sindaco Lagalla, ha parlato anche delle zone rosse come di un «compromesso a livello di ordine e sicurezza pubblica» che «consente il mantenimento e il bilanciamento tra le varie esigenze, lo verificheremo ulteriormente nelle prossime settimane», lasciando intendere che potranno essere riviste.