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La fine del cessate il fuoco

L'Italia in campo per la pace a Gaza: premier Meloni forse presente alla firma dell'accordo

Dopo il cessate il fuoco, il governo italiano si offre per un ruolo di peacekeeping, mentre il centrodestra esalta Trump e avvia la proposta per il Nobel

Redazione La Sicilia

10 Ottobre 2025, 19:53

Giorgia Meloni, premier Italia

Giorgia Meloni, premier Italia

Il governo italiano brinda ai passi decisivi del piano per Gaza ed è al lavoro per avere un ruolo nel processo di pace. «In Egitto c'è la grande cerimonia per la firma ufficiale dell’accordo e credo che sarà invitata anche il nostro presidente del consiglio, Giorgia Meloni. Così mi ha detto ieri il ministro degli Esteri egiziano», ha annunciato il vicepremier Antonio Tajani.

Il cessate il fuoco è scattato da poche ore e i contorni di una pace duratura in Medioriente non sono ancora definiti. Il governo italiano ha comunque già dato la disponibilità a inviare militari per l’operazione di peacekeeping a Gaza, nel caso in cui il piano di Trump proceda. Una eventualità a cui non chiude il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte: «è assolutamente prematuro» parlare di contingente militare italiano a Gaza - dice - «ma per quanto mi riguarda, posso dire che se si realizzeranno le condizioni per una forza multinazionale di pace non escludo assolutamente questa possibilità».

Intanto, il centrodestra riconosce al presidente americano la gran parte del merito dell’avvio dei negoziati e del loro esito. "Trump ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissato - ha spiegato Tajani - che è quello del cessate il fuoco, quindi la fine della sofferenza del popolo palestinese e la fine della sofferenza degli ostaggi israeliani. E’ un fatto storico. Quindi i titoli per avere il Nobel, la prossima volta, lui li ha".

La prossima volta, perché quest’anno il premio è stato attribuito all’attivista María Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana. «E' una donna coraggiosa - ha detto Tajani - che si è battuta per la libertà e la democrazia nel suo paese, quindi credo sia giusto averle concesso il premio Nobel». Ma se lo avesse ricevuto anche Trump - aggiunge - non sarebbe stato "scandaloso». Però, ha ricordato il ministro degli Esteri, a Oslo la «decisione è stata presa prima dell’annuncio del cessate il fuoco», cioè prima che il piano del presidente americano facesse compiere il primo fondamentale passo all’esercito israeliano.

La Lega si è spinta più in là, con una mozione al Parlamento italiano per impegnare il governo «a sostenere la candidatura» di Trump «al premio Nobel per la Pace 2026, quale riconoscimento del suo ruolo di mediazione e del contributo alla pacificazione in Medio Oriente». Un «processo multilaterale di pace senza precedenti recenti nella regione», come dimostra il fatto che «l'impulso della diplomazia statunitense ha coinvolto attivamente Egitto, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Turchia».

Non solo Camera e Senato. La Lega si è mossa anche a Bruxelles, con una proposta al Parlamento europeo, affinché condivida l’auspicio che l’anno prossimo il Nobel venga assegnato al presidente americano. «La ratifica dell’accordo è un grandissimo passo avanti - ha commentato il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi - Ora è fondamentale sostenere questo processo e che l’Unione Europea, insieme a Usa e paesi arabi lavorino per creare le condizioni di una vera pace».

Pace che, sostiene Matteo Salvini, «si deve anche a quello che alcuni giudicano un criminale, che è Bibi Netanyahu, che ha tenuto duro in un momento difficile».