La guerra
Trump ora "diffida" da Putin e chiede aiuto a Xi: «Spero ci aiuti con Mosca»
Il presidente atteso per un tour in Asia: obiettivo isolare il leader russo e rinsaldare accordi commerciali e militari
Donald Trump
«Non vedrò Putin se non c’è la certezza sull’accordo». Donald Trump appare deciso a non concedere ulteriori margini di colloquio con lo Zar senza la garanzia di poter chiudere il conflitto.
Parla dall’Air Force One che lo sta portando in Asia, dove incontrerà anche il presidente cinese Xi Jinping: «Spero che ci aiuti con Mosca», afferma il tycoon, ricordando che Pechino sta riducendo gli acquisti di petrolio russo «in modo significativo» dopo le sanzioni imposte da Washington ai colossi energetici Lukoil e Rosneft, di cui la Cina è il principale acquirente.
Un messaggio indirizzato al Cremlino, quello di Trump, mentre l’inviato di Vladimir Putin a Washington, Kirill Dmitriev, incontrava Steve Witkoff, aprendo nuovi spiragli alla via diplomatica: «Una soluzione è vicina. Un incontro tra i due leader ci sarà, probabilmente più avanti», ha assicurato l’emissario russo, dicendosi convinto che gli sforzi del presidente Usa «avranno successo».
Intanto, però, i bombardamenti russi sull’Ucraina non si arrestano: nella notte i raid hanno provocato almeno tre morti e dieci feriti, aggravando un bilancio già pesante.
Un ritmo di attacchi che Kiev rischia di non riuscire a sostenere, come ha ribadito Volodymyr Zelensky ai partner europei, sollecitando l’utilizzo dei beni russi congelati, dossier su cui l’Ue sta cercando una soluzione. La Casa Bianca, a sua volta, avrebbe avviato un confronto interno per valutare l’impiego dei frozen asset a sostegno di Kiev.
A Washington si studiano inoltre ulteriori pressioni su Mosca, comprese sanzioni secondarie: se il Congresso approvasse le misure allo studio — che prevedono dazi fino al 500% per chi acquista petrolio e gas russi — l’impatto per Putin potrebbe essere ancora più rilevante, anche, e soprattutto, attraverso il canale cinese.
Ai microfoni della Cnn, Dmitriev — in linea con recenti dichiarazioni di Putin — ha minimizzato l’efficacia delle sanzioni americane: faranno solo aumentare i prezzi della benzina negli Stati Uniti, ha liquidato.
Ha quindi riaffermato la posizione di Mosca: «La Russia vuole una soluzione definitiva. Un cessate il fuoco è temporaneo e può essere violato, oltre a poter rappresentare l’occasione per una parte di rafforzarsi». Sulla prospettiva di un’intesa diplomatica, «siamo abbastanza vicini», ha insistito, definendo «importante» la mossa di Volodymyr Zelensky di aprire a un congelamento della guerra sulla linea del fronte.
Dmitriev ha poi precisato che la Russia colpisce esclusivamente «i target militari. Non colpiamo gli asili» in Ucraina, e ha puntato il dito contro la disinformazione e una narrativa distorta dei fatti. «Ogni morto è una grande tragedia. Per questo vogliamo che la guerra finisca il prima possibile», ha osservato.
La realtà sul terreno resta però sanguinosa: sotto i raid di droni e missili russi si continua a morire. A Dnipropetrovsk, il capo dell’amministrazione militare regionale, Vladyslav Gaivanenko, ha reso noto che due persone sono state uccise e altre sette ferite, mentre proseguono gli attacchi anche sulla capitale, dove si registrano almeno otto feriti.