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Inferno a Hong Kong: il rogo di Tai Po devasta il complesso Wang Fuk Court
Almeno 55 morti, centinaia di dispersi e polemiche sul mancato funzionamento degli allarmi antincendio. Tre arresti per omicidio colposo
Non è stato un pomeriggio come gli altri quello che ha segnato il distretto di Tai Po, a Hong Kong. Le fiamme, partite dalle impalcature di bambù montate per i lavori di ristrutturazione, hanno trasformato in un inferno di fuoco il complesso residenziale Wang Fuk Court. Un quartiere popolare, fatto di otto torri e di migliaia di vite quotidiane, improvvisamente divorato da un incendio che ha lasciato dietro di sé morte, paura e polemiche.
Il bilancio, ancora provvisorio, è da brividi: almeno 55 vittime, centinaia di dispersi e decine di feriti, molti in condizioni critiche. Le squadre di soccorso hanno lavorato senza sosta, ma il calore estremo ha reso impossibile raggiungere i piani superiori. «Non siamo in grado di arrivare alle persone intrappolate, ma continueremo a provarci», ha detto uno dei responsabili dei vigili del fuoco, mentre colonne di fumo nero continuavano a uscire dagli edifici.
La città ha assistito sgomenta. Migliaia di curiosi si sono radunati dietro le transenne, mentre oltre 900 residenti hanno trovato rifugio nei centri di accoglienza di emergenza. Eppure, tra la solidarietà e la paura, si è fatta strada anche la rabbia: molti hanno denunciato il mancato funzionamento degli allarmi antincendio. «Se qualcuno stava dormendo, era spacciato», ha raccontato un anziano sopravvissuto.
Le polemiche hanno trovato un primo sbocco nelle indagini: tre uomini dell’impresa edile responsabile dei lavori sono stati arrestati con l’accusa di omicidio colposo. Una notizia che ha aggiunto tensione a una città già ferita, e che ora si interroga sulla sicurezza dei suoi edifici e sulla gestione delle emergenze.
Il presidente cinese Xi Jinping ha espresso cordoglio e chiesto di «fare tutto il possibile» per contenere l’emergenza. Il governatore John Lee ha ringraziato e promesso un’inchiesta completa, mentre ha dovuto ammettere che l’incendio, a venti ore dalla prima segnalazione, era ancora parzialmente attivo.
La memoria corre inevitabilmente ad altri disastri simili: dal rogo della Grenfell Tower a Londra nel 2017, che costò la vita a 72 persone, fino al karaoke di Hong Kong nel 1997. Ogni volta, la stessa domanda: come è possibile che in edifici abitati da migliaia di persone la sicurezza resti così fragile?