Il processo
Il racconto shock del medico legale sui neonati sepolti: «Erano vivi, ma nessuno li ha ascoltati»
Il consulente psichiatrico della Procura: «Chiara non ha un disturbo documentabile, ragazza priva di emozioni»
									Un vagito mai udito. Un respiro che non ha trovato risposta. Due vite spezzate nel silenzio, sepolte nella terra di Traversetolo. E una verità che, forse, non sarà mai pienamente svelata.
Nel cuore della provincia di Parma, tra le pieghe di una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica, emergono dettagli che fanno tremare. I resti scheletrici dei due neonati ritrovati nel 2024 non potranno mai raccontare tutto. Ma qualcosa, oggi, lo dicono.
Secondo la dottoressa Valentina Bugelli, medico legale e consulente della Procura, è “improbabile” che il primo bambino fosse nato morto. Era un feto a termine, alla quarantesima settimana. “Una morte endouterina in queste condizioni è rarissima, una su un milione”, ha dichiarato. E le prove docimastiche parlano chiaro: i polmoni del piccolo erano rosei, galleggiavano. Aveva respirato. Era vivo.
Anche il secondo neonato, il primo a essere ritrovato, aveva compiuto più di un atto respiratorio. “Ha vissuto qualche minuto, forse cinque, forse sette”, ha spiegato Bugelli. Un tempo brevissimo, ma sufficiente a dire che c’era vita. Poi, il buio. La causa del decesso? Uno choc emorragico acuto, probabilmente dovuto al taglio del cordone ombelicale con un oggetto tagliente. Un’emorragia che non ha lasciato scampo.
Secondo il consulente psichiatrico della Procura, Mario Amore, Chiara non soffre di alcun disturbo mentale documentabile. “Ha avuto piena capacità di intendere e di volere”, ha detto. Nessuna malattia psichiatrica, nessun disturbo di personalità. Eppure, qualcosa dentro di lei sembra essersi spento da tempo.
“All’esterno è un modellino”, ha spiegato lo psichiatra. Una ragazza ineccepibile, baby sitter, catechista, educata. Ma dentro, un vuoto. “Una povertà interiore ed emotiva. In lei non c’è nulla di vivo, se non il rapporto con la nonna e le gravidanze”. Un mondo interiore chiuso, silenzioso, come quello dei suoi figli mai cresciuti.
Nessun trauma familiare evidente. Una famiglia “normale”, genitori presenti, una bambina voluta. Ma Chiara, forse, ha imparato troppo bene a nascondersi. A essere ciò che gli altri volevano. A non chiedere aiuto.
E così, due neonati sono nati e morti nel silenzio. Nessun pianto, nessuna culla, nessun nome. Solo la terra. E domande che restano sospese, come il respiro che quei bambini hanno avuto per pochi istanti. E che nessuno ha ascoltato.