L'inchiesta
I fondi dello spettacolo decisi «cercando su YouTube» e la graduatoria Furs rimane gelata
Il caso emblematico della Camerata Polifonica Siciliana. La prima fascia è negata perché la Regione non trova riscontri sulle piattaforme digitali della notorietà degli artisti in concerto. Pareri di conservatori e università non sono sufficienti.
Ma questi chi li conosce? Se lo devono essere domandati, di fronte al programma della Camerata polifonica siciliana, dirigenti e funzionari del Servizio 8 dell’assessorato allo Spettacolo della Regione Siciliana. Sono loro che si occupano di redigere le graduatorie per l’accesso al Furs, il Fondo unico regionale dello spettacolo, finalizzato a sostenere enti, coop, associazioni e tutti coloro che si occupano di prosa, danza e musica. Quel famoso Furs che di fronte alle mancette per amici e parenti di alcuni deputati Ars impallidisce e che per essere assegnato ha bisogno che si risponda a criteri certi. Per verificare i quali, alle volte, può essere necessario portare avanti istruttorie approfondite, che includono «ricerche e studi con l’ausilio di internet (Google e YouTube)».
Per l’esercizio finanziario 2025 ormai agli sgoccioli, il Furs vale 6.892.000 euro. Una coperta corta, che si accorcia ancora di più se si tiene conto che i privati hanno diritto al 69 per cento di quel budget e che per le attività musicali ci sono 1.521.753,60 euro. Sotto a questo cappello da un milione e mezzo bisogna aggiungere una ulteriore divisione: alla metà dei soldi ha diritto chi sta in prima fascia, cioè «associazioni concertistiche private di interesse regionale»; mentre la seconda e la terza fascia, rispettivamente riservate alle organizzazioni di interesse provinciale e locale, devono dividersi ciascuna il 25 per cento.
Un meccanismo di distribuzione delle risorse necessario. Anche il ministero della Cultura, che assegna il Fus (Fondo unico per lo spettacolo, adesso rinominato in Fnsv, cioè Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo), fa viaggiare le risorse in base alla rilevanza di questa o quella associazione. Soltanto che il valore artistico di un progetto (o di un programma, per esempio), a Roma, viene valutato da una commissione di esperti. A Palermo, invece, dai burocrati dell’assessorato. Così capita che chi per il Ministero della Cultura ottiene il punteggio massimo e viene considerato di «alto valore», per la Regione Siciliana debba essere ritenuto di «interesse provinciale» e venire relegato alla seconda fascia, con tutto quello che ne consegue in termini di contributi.
È il caso dell’associazione Zo Centro Culture Contemporanee di Catania, che ormai da anni combatte la sua battaglia, diventata anche un ricorso al Tar, per il riconoscimento della rilevanza regionale. Senza successo. Giacché per la promozione in prima fascia servono 30 concerti l’anno per cinque anni, dice il dipartimento Spettacolo: nel 2020, l’anno della pandemia, «12 concerti sono stati realizzati in modalità streaming», e quindi per quell’anno niente da fare. Nel 2021 ci sono poi «sei soundtrack residences», residenze creative per musicisti under 35, fatto che di per sé «esclude la valutazione sull’alto livello artistico». Una decisione che Zo definisce «ingiustificatamente penalizzante e priva di fondamento oggettivo». Ma tant’è. Il dipartimento regionale non ha ancora cambiato idea e, dunque, saltati due anni l’associazione di Catania può restare «di interesse provinciale».
Se la presenza di artisti under 35 per la Regione è un fatto che ne limita il livello artistico, per il ministero della Cultura è invece ragione di premialità. Lo sa bene l’associazione culturale Darshan, attiva dal 1988. Per l’ultimo triennio, le manifestazioni che organizza sono state inserite tra i festival di musica storici dal ministero, mentre per la Regione devono restare di seconda fascia. «Risulta che il genere musicale proposto dagli artisti ospitati rientra prevalentemente nell’ambito della musica popolare, folk, world music, musica leggera». Certo, un valore ce l’ha pure quella, dice la Regione, ma non per ottenere il contributo dal fondo destinato per legge «ad attività musicologiche e musicali, di genere sinfonico, lirico, cameristico, jazz, popolare e corale». Nemmeno Darshan è, dunque, passibile di promozione.
Pure la Camerata Polifonica Siciliana non se la passa meglio. Fondata nel 1988 dal maestro Giovanni Ferrauto, sono anni che tenta di salire dalla seconda alla prima fascia, senza fortuna. Sempre il dipartimento contesta prima il numero di concerti, poi la qualità. Dice la Regione: per entrare nella prima fascia serve «documentata qualità professionale del personale artistico e/o degli artisti ospitati, rilevata dal possesso di una storia curriculare nota». La parola «nota» è in grassetto. Da cui la spiegazione: «L’istruttoria si è svolta non senza difficoltà, in maniera più che approfondita, anche con ricerche e studi con l’ausilio di internet (Google e YouTube) per ogni singolo concerto». Però gli artisti non sono risultati essere «di chiara fama e visibilità». Dei Carneade qualunque, insomma, insufficienti ad attestare l’«alto livello artistico» di alcunché. Nonostante i pareri di docenti dell’università di Catania, del conservatorio Vincenzo Bellini e del conservatorio Santa Lucia di Roma che attestano il contrario.
Il fatto è che la Camerata Polifonica «ravvisa una strana pratica di contestazioni progressive», dicono loro in una lettera di replica agli uffici regionali. «Sembra proprio che il passaggio alla fascia regionale debba esserci precluso a ogni costo», continuano. Lamentando l’uso, per l’esclusione, prima di criteri quantitativi e poi, superati quelli, di criteri qualitativi. Da cui le richieste: la lista dettagliata degli elementi usati per le valutazioni artistiche, ma anche i nomi degli «esperti che hanno effettuato tale valutazione». Anche perché, dice ancora la Camerata, se per caso qualcuno degli artisti ritenuto di bassa qualità spuntasse nei programmi di altre associazioni ritenute meritevoli della prima fascia, e quindi della rilevanza regionale, occorrerebbe «immediatamente procedere alla declassazione dell’associazione stessa onde evitare ogni forma di favoritismo». Una stilettata che preannuncia che, quando le graduatorie saranno pubblicate, saranno vivisezionate.