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università e politica

Prestito d'onore per gli universitari siciliani, un anno dopo il decreto è da rifare. «Serve più chiarezza»

Ieri in commissione Cultura all'Ars rappresentanti degli studenti e deputati hanno espresso criticità rispetto al provvedimento. L'assessore all'Istruzione si è impegnato a cambiarlo

Salvo Catalano

22 Ottobre 2025, 11:27

studenti università

Il prestito d'onore per gli studenti universitari fa un passo indietro e non vede ancora la luce, a distanza di un anno dal varo della legge. Si tratta di una misura approvata dalla Regione siciliana nel 2024 che darebbe la possibilità agli universitari con un Isee sotto i 20mila euro di accedere a un prestito fino a 10mila euro l'anno per finanziare gli studi. Da restituire una volta entrati nel mondo del lavoro. Un po' sul modello statunitense.

Solo di recente, però, il governo Schifani ha prodotto il decreto attuativo e la norma è potuta approdare all'Ars. Ma ieri mattina in commissione Cultura, deputati e rappresentanti degli studenti hanno evidenziato una serie di criticità che renderebbero la misura «rischiosa». E l'assessore leghista all'Istruzione Mimmo Turano non ha potuto far altro che prendere atto e impegnarsi nella riscrittura del decreto. Risultato? Si torna alla casella di partenza. Mentre i più maliziosi - visto che il provvedimento è stato sollecitato dalla Dc di Totò Cuffaro e portato avanti dall'assessore leghista - non escludono che dietro le difficoltà sollevate dalla commissione a guida Fratelli d'Italia ci sia anche lo scontro politico, ufficialmente rientrato ma che cova sotto la cenere, tre le due metà della maggioranza.

COSA PREVEDE LA NORMA
Riannodiamo il filo. Nel novembre 2024 la giunta regionale approva la legge sul prestito d'onore, «al fine di concorrere allo sviluppo e alla qualità sociale della comunità regionale e di rendere effettivo anche nell'ambito universitario il diritto allo studio». Possono accedere alla misura, per un massimo di 10mila euro, gli studenti iscritti al primo anno di corsi universitari, con Isee inferiore ai 20mila euro. A partire dal secondo anno si può rinnovare il prestito solo al conseguimento di almeno il 50 per cento dei crediti formativi previsti. Il prestito è a tasso zero ed è concesso dall'Irfis, l'istituto finanziario di proprietà della Regione a cui sono stati destinati 6 milioni di euro per questa finalità. Il finanziamento ha durata decennale. Per rendere operativo il provvedimento manca il decreto attuativo che l'assessore Turano sottopone alla giunta quasi un anno dopo, a settembre del 2025. L'esecutivo approva e la norma approda alla commissione competente all'Ars. E qui emergono le lacune.

LE PERPLESSITA' DEGLI STUDENTI
Ieri sono stati convocati i rappresentanti degli studenti nei senati accademici e negli Ersu di Palermo, Catania e Messina. Che hanno manifestato «preoccupazione». Dal loro punto di vista - ed è la stessa critica avanzata da alcuni deputati - manca totalmente una campagna di informazione che spieghi bene le caratteristiche del prodotto finanziario che andrebbero a sottoscrivere. E soprattutto mancherebbe chiarezza rispetto a una eventuale restituzione in caso lo studente venisse meno ai requisiti richiesti, primo fra tutti il 50 per cento di crediti annui da conseguire. E ancora: «Se, una volta finiti gli studi in regola, non troviamo subito lavoro, come facciamo a restituire il prestito?», è uno dei quesiti posti. «Anche perché - sottolinea Francesco Salatiello, rappresentante degli studenti nel cda dell'Ersu Palermo - i tempi medi post laurea per trovare lavoro in Sicilia non sono brevi». Tutte domande che il decreto attuativo avrebbe dovuto chiarire, invece molto si rimanda a ulteriori chiarimenti che dovrebbe fornire Irfis.

SE NE RIPARLA A GENNAIO
Altro tema posto dagli studenti è l'innalzamento della soglia Isee a 30mila euro. «Il tetto Isee per le borse di studio è di 22.500 euro - spiega Salatiello - crediamo che il prestito andrebbe differenziato. Aumentare la soglia permetterebbe anche a chi attualmente resta fuori dalle borse, di accedere alla nuova misura». L'assessore Turano si è impegnato a rivedere il decreto, riportandolo quindi in giunta, e ha promesso agli studenti «una rimodulazione entro gennaio».