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La riunione

Zen, le associazioni all'Antimafia: "Più sicurezza, ma attenzione ai poveri"

I soggetti che ogni giorno lavorano nel quartiere hanno consegnato un documento alla commissione, rivendicando anche "il diritto alla bellezza"

29 Ottobre 2025, 18:01

18:03

Zen, le associazioni all'Antimafia: "Più sicurezza, ma attenzione ai poveri"

Commissione antimafia allo Zen

A Palermo, nel quartiere Zen, c’è una parte della città che non si arrende. A parlare non sono solo i dati sulla povertà o le cronache sulla criminalità, ma le voci delle associazioni che quotidianamente operano sul territorio, costruendo relazioni, educazione, coesione sociale. Laboratorio Zen Insieme, Handala, Fondazione L’Albero della Vita, Lievito Onlus, Bayty Baytik, Orto Capovolto e la Rete degli Ambulatori Popolari ODV si presentano unite con un documento davanti alla Commissione d’Inchiesta e Vigilanza sul Fenomeno della Mafia e della Corruzione che si sta svolgendo al quartiere Zen in questo momento per volontà del presidente Antonello Cracolici.

Le realtà firmatarie rappresentano la parte viva dello Zen: offrono ascolto, servizi educativi e sanitari, percorsi di emancipazione, opportunità di formazione e cittadinanza attiva. Il documento presentato nasce da anni di lavoro accanto ai residenti. Il primo punto è chiaro: la comunità dello Zen chiede più sicurezza. Ma chiede una sicurezza giusta, che non criminalizzi la povertà. Repressione e presenza delle forze dell’ordine sono necessarie, ma non possono essere l’unica risposta. Senza interventi sociali, economici ed educativi, ogni azione repressiva rischia di alimentare sfiducia nelle istituzioni.

Il documento evidenzia che la vera antimafia sociale passa da scuole funzionanti, servizi sanitari aperti, asili nido, presìdi educativi, progetti per l’autonomia delle famiglie e per la formazione dei giovani. La chiusura del CUP, ad esempio, è diventata simbolo di un diritto negato: chi vive allo Zen deve spostarsi fuori quartiere per prenotare una visita medica, spesso sostenendo costi impossibili. Le associazioni chiedono interventi strutturali e l’utilizzo trasparente ed efficace dei fondi pubblici. Prevenire la marginalità oggi significa evitare la devianza di domani.

Nel documento emerge una visione profonda: la bellezza è un diritto sociale. Illuminazione pubblica, spazi verdi curati, aree gioco, pulizia urbana non sono semplici dettagli estetici, ma strumenti di educazione e appartenenza. Un quartiere abbandonato comunica abbandono; un quartiere bello comunica dignità. Le associazioni sottolineano che non può esistere inclusione senza connessione. Collegamenti di trasporto efficienti, eventi culturali condivisi, iniziative aperte a tutta la cittadinanza servono ad abbattere il muro simbolico che separa lo Zen dal resto di Palermo. Rendere il quartiere vivo e frequentato significa restituirgli dignità e contrastare l’isolamento.

Il documento denuncia la lentezza delle procedure per l’assegnazione delle case popolari e la difficoltà di ottenere la residenza in deroga. Senza casa, senza documenti, senza lavoro, le persone sono condannate a restare fuori dalla legalità. Le associazioni chiedono che lo Stato garantisca i diritti fondamentali come precondizione per ogni percorso di riscatto. Le associazioni dello Zen chiedono alla Commissione Antimafia un impegno chiaro: attivare un dialogo istituzionale stabile e non più emergenziale, trasformare le parole in azioni concrete e visibili. La comunità non chiede assistenzialismo, ma strumenti di emancipazione. “Il vero presidio di legalità – ricorda il documento – è una comunità che crede nello Stato perché lo vede presente, giusto e vicino”.