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Marco Intravaia ricorda papà Domenico, il siciliano caduto a Nassiriya: «Come mio padre ho gli alamari cuciti sulla pelle»

Venticinque anni fa la strage in Iraq con 19 vittime italiane

Redazione La Sicilia

11 Novembre 2025, 10:12

Marco Intravaia e papà Domenico, il siciliano caduto a Nassiriya: «Come mio padre ho gli alamari cuciti sulla pelle»

Marco Intravaia

Ricorre quest’anno il ventiduesimo anniversario della strage di Nassiriya, avvenuta il 12 novembre 2003, quando 19 italiani persero la vita: tra loro 12 appartenenti all’Arma dei Carabinieri e 5 militari dell’Esercito. Tra le vittime figurava anche il vicebrigadiere Domenico Intravaia.

«Sono trascorsi ventidue anni da quel maledetto 12 novembre che ha portato via mio padre, ma il ricordo di quella giornata resta indelebile nella mia memoria - dice Marco Intravaia, figlio del vicebrigadiere, oggi deputato all’Assemblea siciliana - Non è stato facile reagire, papà mi è mancato tanto e mi manca sempre. Era un padre affettuoso, allegro e disponibile, amava il suo lavoro, la divisa che indossava e servire il Paese, con umiltà e senso del dovere. Mi sarei voluto arruolare anche io, ma ho capito che si può servire la patria in tanti modi, anche attraverso l’impegno politico, quello inteso come reale servizio alla collettività».

Intravaia aggiunge: «Mi sento comunque parte della grande famiglia dell’Arma, sono cresciuto nelle caserme e conservo dentro di me la frase del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa "gli alamari sono cuciti sulla pelle" e così me li sento io. Sono orgoglioso di essere figlio di un servitore dello Stato che mi ha insegnato a credere nei valori costituzionali». «Papà è rimasto fedele alla Repubblica fino all’estremo sacrificio, consapevole del pericolo - prosegue Marco Intravaia -. Non è la morte che l’ha reso un eroe, ma è il coraggio con cui ha affrontato la sua ultima missione, con cui ha ubbidito agli ordini pur consapevole del pericolo. Oggi quei valori che mi ha insegnato mi consentono di servire con onestà e amore la nostra terra nel ruolo di parlamentare regionale. Mi impegno ogni giorno per trasmetterli ai miei figli i quali, come noi, sono e saranno sempre più orgogliosi del nonno. La più grande eredità che mi ha lasciato mio padre è senza dubbio il rispetto e l’amore per le istituzioni che stanno al di sopra di tutto e vanno sempre difese ed onorate, a qualunque prezzo anche a costo della vita proprio come ha fatto lui».