A Brancaccio
Chiuderà il dormitorio "di don Puglisi" che ospitava 30 persone: polemica tra Centro Padre Nostro e Comune
Era in bilico anche il punto antiviolenza, ma il presidente del centro, Maurizio Artale nega lo stop «chiariremo la vicenda»
Con una determina comunale vengono revocati servizi storici del Centro Padre Nostro di Brancaccio, come il dormitorio che accoglieva trenta persone. A questo poi si aggiunge la chiusura dell’asilo nido della Guadagna, che è una diretta conseguenza della vendita degli spazi di proprietà della Fondazione Cardinale Ruffini, che non era in convenzione con il comune.
«Per il dormitorio il Comune prima dava 15 euro a persona, poi sono stati portati a 18 — spiega Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro — ma per coprire tutte le spese, dai pasti alla pulizia, l lavanderia, fino al personale, avevamo bisogno di almeno 25 euro al giorno per mantenere un servizio decoroso. Prima potevamo contare sui fondi della tabella H, adesso dei 700mila euro che ci davano prima ci restano solo 20 mila euro. La graduatoria è uscita ad aprile e non sappiamo ancora neanche quando arriveranno questi fondi. La politica regionale ha polverizzato tutti i contributi».
Il Centro Padre Nostro, fondato trentatré anni fa nel quartiere di don Pino Puglisi, oggi gestisce numerose strutture e servizi: centri aggregativi per giovani, bambini e anziani, centri di accoglienza per detenuti in esecuzione penale, una casa per i detenuti in permesso premio senza un’abitazione, lo storico centro giovanile a Brancaccio, un punto d’accoglienza a Pallavicino per mamme e bambini che attraversano il Mediterraneo, un centro per giovani a San Giuseppe Jato — dove dal primo dicembre aprirà anche un centro per anziani — e una casa rifugio per mamme vittime di abusi e violenze.
Tra i servizi che non ci sono più, da agosto scorso c’è anche l’asilo nido della Guadagna, in via Belmonte Chiavelli 1 accanto alla chiesa, che da sei anni offriva un sostegno indispensabile nel quartiere accogliendo venticinque bambini tra zero e tre anni. «Ad agosto abbiamo dovuto chiudere sia il dormitorio che l’asilo nido — racconta ancora Artale —. La Fondazione Cardinale Ruffini ha venduto i locali alle suore Missionarie della Carità. Pensavamo che le suore avrebbero mantenuto il servizio di asilo, ma non è stato così. I locali erano stati ristrutturati come asilo nido grazie a un finanziamento della Comunità Europea, che imponeva di mantenere quella destinazione d’uso per dieci anni. Dopo quattro anni, poiché erano stati vandalizzati, ci furono affidati e noi abbiamo continuato a garantire il servizio. Ora, scaduti i vincoli europei, l’asilo verrà smantellato. Stiamo cercando altri locali, ma servono circa 800 mila euro per adeguarli».
La chiusura pesa ancora di più perché il Comune ha chiuso la sezione lattanti dell’asilo nido di Bonagia, convinto di poter dirottare i bambini nella struttura della Guadagna del Centro Padre Nostro. Ma oggi anche quella non esiste più. Due quartieri restano così scoperti di posti in asilo per i più piccoli. L’assessora comunale alle Attività sociali, Mimma Calabrò, spiega che la decisione non è stata presa da loro: «È stato il Centro Padre Nostro a disdettare la gestione del dormitorio. Non potevamo erogare più fondi di quelli già previsti. Quando Artale ha comunicato la chiusura, ci siamo subito mobilitati: nessuno è rimasto a dormire per strada. Tutte le persone accolte hanno trovato una sistemazione». Sul centro antiviolenza, invece, emerge un problema di comunicazione. «Apprendiamo solo ora di questa revoca, ma c’è stato un errore — chiarisce Artale —. Il nostro centro è attivo: nel 2023 avevamo scelto di uscire dalla rete dei centri antiviolenza, ma siamo già stati contattati dal Comune e domani ci incontreremo per chiarire la vicenda».