Sanità
L'allarme della Cgil: "Prevenzione importante, ma in Sicilia non tutti possono permettersela"
Nel corso del dibattito si è parlato delle sfide del sistema sanitario pubblico.
La popolazione siciliana invecchia e cresce la preoccupazione per il futuro di una sanità pubblica inadeguata e travolta dagli scandali. Sono temi scottanti quelli al centro del dibattito di «La cura su misura», il convegno promosso dallo Spi Cgil Sicilia, che si è tenuto al San Paolo Palace. Difficoltà di accesso ai servizi, lunghe liste d’attesa, crescente ricorso alla spesa privata, carenze nella digitalizzazione e nella medicina territoriale sono solo alcuni dei problemi che, senza un cambio di rotta, non potranno che aggravarsi nel prossimo futuro. Problemi che potrebbero colpire soprattutto la popolazione femminile in terza età, assai più numerosa rispetto a quella maschile. «La prevenzione - osserva la segretaria dello Spi Cgil Sicilia Concetta Raia - è un aspetto determinante per ridurre i costi della sanità, ma purtroppo non tutti i cittadini riescono a farla perché oggi è una condizione che appartiene solo a chi ha reddito medio-alto». Per Raia i programmi di screening dovrebbero riguardare tutte le donne fino ai 70 anni, in considerazione del fatto che la vita si è allungata. Un aiuto potrebbe arrivare dai fondi PNRR «anche se – dice Raia – per come si sta procedendo, nell’isola rischiano di rappresentare l’ennesima occasione sprecata».
«La medicina di genere non è una medicina “per le donne” - dice Elvira Morana, dello Spi Cgil Sicilia - ma un approccio scientifico che considera le differenze biologiche, sociali ed economiche che influenzano salute, malattia e risposta alle cure. In Sicilia – prosegue Morana - fattori come bassa scolarizzazione, povertà economica, cattivi stili di vita, disoccupazione e difficoltà di accesso ai servizi sanitari amplificano le fragilità di salute, in particolare femminili». Insomma, le donne vivono più a lungo ma sperimentano condizioni peggiori: maggior carico di malattie croniche, cardiovascolari, depressione, disabilità. Senza dimenticare l’enorme peso del lavoro di cura non retribuito e del ruolo di caregiver che tradizionalmente pesa sulle loro spalle.