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il retroscena

Schifani e il prezzo per la «coesione» della maggioranza: riecco il tesoretto dentro la manovra

Nei corridoi dell’Ars i primi numeri: 50 milioni ai partiti, 20 al presidente Galvagno e 10 alla presidenza della commissione Bilancio

Accursio Sabella

06 Dicembre 2025, 06:45

Schifani e il prezzo per la «coesione» della maggioranza: riecco il tesoretto dentro la manovra

Un vertice per sminare il terreno. Martedì a Palazzo d'Orleans il presidente della Regione Renato Schifani incontrerà i rappresentanti dei partiti alleati. Ordine del giorno: finanziaria e franchi tiratori. La prima, da condurre in porto. I secondi da silenziare, togliendo, magari, qualche appiglio. Cioè le norme più scivolose, maggiormente a rischio di voto segreto e quindi di bocciatura.

«Farò un appello alla maggioranza – ha detto Schifani - affinché ci sia coesione anche in quell'occasione. Ci incontreremo e chiederò quali sono i punti di non convergenza e non condivisi”. Un appello, di fatto, già lanciato, in modo aperto. E in effetti, i nodi da sciogliere ci sono, sia politici che di merito.

Questi ultimi, ad esempio, ruotano attorno al tema del precariato. Diversi deputati e forze politiche all'Ars chiedono uno sforzo per aumentare a 36 le ore di lavoro dei Pip assunti in Sas. Fratelli d’Italia, poi, ha chiesto un intervento nella stessa direzione anche per i precari degli enti locali. Uno sforzo da 50 milioni (30 solo per i Pip), però, che andranno trovati da qualche parte. Dove?

Qui si innestano le frizioni politiche. Perché tra le poste più preziose, figura quella da 41 milioni per aumentare le giornate ai Forestali. Un piatto ricco, ricchissimo, che finirebbe, però, per segnare un successo politico per il vicepresidente della Regione Luca Sammartino. Ed è qui che le tensioni, soprattutto con Fratelli d'Italia e Mpa, emerse in maniera clamorosa nell'ultimo assestamento di bilancio, potrebbero riemergere. Anche perché, al momento, il big della Lega in Sicilia può intestarsi altre norme, come quelle per le stabilizzazioni all'Esa e per le assicurazioni contro i danni agli agricoltori. Insieme quella sui forestali, quindi, norme per oltre 50 milioni: un quarto della manovra.

Ma i mal di pancia si avvertono anche altrove, ad esempio sui 6 milioni stanziati per il Cefpas, una norma che oggi in pochi si sentono di difendere, dopo la notizia dell'attenzione posta sull'ente dalla Procura di Palermo, nell'ambito dell'inchiesta che ha coinvolto Totò Cuffaro.

Il gelo sulle cosiddette “Super Zes”, invece, è storia antica: la norma, passata da una manovra all'altra, fino a un ddl autonomo, non ha mai ricevuto il via libera dell'Assemblea.

A rischio anche l'articolo sul “sovra Cup” della Sanità, mentre qualcuno parla di già di prevedibile “Vietnam” sugli articoli che riguardano le riserve (somme destinate ai Comuni e vincolate per uno specifico motivo): «Stavolta hanno esagerato», commenta un big della maggioranza.

C'è, poi, un problema di metodo. La finanziaria è lievitata dai 28 articoli originari ai circa 100 del testo approvato in commissione. Sul quale dovrebbero calare i cosiddetti emendamenti “territoriali”, quelli che una volta erano, spesso, delle mance, e che anche questa volta non saranno dedicati a sagre e privati, ma a interventi infrastrutturali nei Comuni di riferimento dei deputati.

Si parla, nei corridoi dell'Ars, di 50 milioni da destinare ai partiti in parlamento, mentre 20 milioni saranno a disposizione della presidenza dell'Ars per gestire anche i rapporti con le forze politiche di Sala d'Ercole e altri 10 milioni per la presidenza della commissione bilancio.

Ma anche in questo caso, ecco il possibile motivo di scontro all'orizzonte: come utilizzare questi 80 (e forse più) milioni? Se, infatti, i gruppi politici spingono per il più classico dei maxiemendamenti, si sta facendo strada un'altra idea: quella di appostare tutti i soldi su un capitolo di bilancio dell'assessorato alle Infrastrutture guidato da Alessandro Aricò, da utilizzare successivamente a copertura di un disegno di legge specifico con tutte le voci territoriali, appunto.

Un'idea che spaventa molti parlamentari che non si fidano di rimandare a data da destinarsi l'impegno per il proprio collegio: «E se poi quella legge non si fa?», chiede qualcuno.

Ad agitare le acque, infine, c'è anche il quasi-oppositore Cateno De Luca. Dopo aver votato la mozione di sfiducia a Schifani e ad aver lanciato “l'ultimo appello” alle forze del campo progressista, il sindaco di Taormina ha scelto di non seguire Pd e M5S nell'Aventino della commissione bilancio, due giorni fa, restando a esaminare il testo con la maggioranza, seppur con qualche tensione, ad esempio con Fratelli d'Italia. Una strategia che potrebbe avere favorito il via libera al sostegno di norme per ben 16 milioni di euro, targate Sud chiama Nord.

E adesso qualcuno della maggioranza sospira: «Io sono stato leale e ho avuto poco o nulla, mentre lui che ci ha sfiduciato, porta a casa tutti quei milioni». Si parlerà anche di questo, martedì a Palazzo d'Orleans.