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la polemica

Infantino (e la Fifa) nella bufera dopo il premio a Trump: «Vergogna»

Sorteggio trasformato in show: selfie imbarazzanti con il presidente Usa, critiche per la politicizzazione del Mondiale e il music-event dell'halftime show che fa discutere

Fabio Russello

06 Dicembre 2025, 20:16

20:18

Infantino (e la Fifa) nella bufera dopo il premio a Trump: «Vergogna»

«Non so se il mio successore sia Trump o Infantino». Prima ancora del sorteggio, Sepp Blatter – intervistato dal Telegraph – aveva prefigurato quanto poi si è visto nel lungo show di Washington che ha definito i gironi del Mondiale 2026. Una cerimonia contestata, con Gianni Infantino che, tra selfie e gag, si è attirato le critiche di mezzo mondo.

L’ex presidente della Fifa aveva colpito a tutto campo: dalla revoca, giudicata opaca, della squalifica a Cristiano Ronaldo, al legame ritenuto eccessivo con la politica, «da un lato con gli Usa, dall’altro con l’Arabia Saudita, ormai il Paese che decide nel calcio». Fino all’onorificenza conferita al presidente degli Stati Uniti: «Il calcio non dovrebbe assegnare il premio per la pace».

Usa Today l’ha subito bollata come «il finto Nobel». Nel consegnarlo a Donald Trump, Infantino si è lasciato andare a un complimento che ha fatto il giro del mondo: «Lei può tutto». Le due ore di spettacolo condotte dal numero uno della Fifa hanno provocato reazioni durissime sulla stampa internazionale. «Una cupa dimostrazione di piaggeria politica», scrive il tedesco Die Welt, parlando di siparietti «umilianti». The Athletic, testata di approfondimento sportivo del New York Times, titola senza giri di parole: «Benvenuti al carnevale Fifa del cringe».

Nell’editoriale, le battute sul cattivo gusto e sull’eccessiva durata della cerimonia si intrecciano con temi più sostanziali, come l’amicizia ostentata tra Donald Trump e Gianni Infantino. Il selfie in cui il capo della Fifa posa accanto ai tre presidenti dei Paesi ospitanti viene definito «possibilmente il selfie più imbarazzante della storia». Per l’Independent si è trattato di un evento «caotico e vergognoso», mentre il Guardian ha liquidato il premio per la pace come «una parodia oltre la parodia».

Molti commentatori hanno notato come Trump e Infantino abbiano insistito soprattutto sugli aspetti commerciali e organizzativi della Coppa del Mondo: i numeri record dei biglietti già venduti, l’allargamento a 48 squadre e le 16 sedi ospitanti. Il tutto con un asterisco: alcune dichiarazioni del presidente Usa nei mesi scorsi avevano lasciato intendere la possibilità di spostare partite per ragioni di sicurezza, con minacce rivolte a città amministrate dai democratici, tra cui Boston e Los Angeles. «Se sono i politici a decidere dove si gioca – ha osservato Blatter – allora dove andrà a finire il nostro gioco?».

Gioco che, secondo la maggior parte dei giornali, è stato il grande assente nella serata di Washington. Infantino ha annunciato che, durante l’intervallo della finale, ci sarà il primo “halftime show” nella storia dei Mondiali, sul modello del Super Bowl. Un’idea accolta con freddezza sui social, tra i timori di una “americanizzazione” del calcio e le ironie di chi immagina una squadra in svantaggio all’intervallo: foga agonistica e desiderio di rientrare in campo bloccati da un concerto in pieno svolgimento sul terreno di gioco.