×

la svolta

I matrimoni gay e la pronuncia della Corte Europea: che cosa cambia in Italia

Arriva l’obbligo di riconoscere le nozze contratte all’estero tra persone dello stesso sesso: che ripercussioni avrà nel nostro Paese

Redazione La Sicilia

25 Novembre 2025, 18:43

I matrimoni gay e la pronuncia della Corte Europea: che cosa cambia in Italia

La recente pronuncia della Corte di giustizia dell’Unione europea, che impone agli Stati membri l’obbligo di riconoscere i matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso, avrà ripercussioni immediate anche in Italia.

«Il nostro Paese è chiamato a una svolta giuridica e soprattutto culturale», osserva l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani (Ami).

La questione è da tempo al centro del dibattito, dopo le iniziative apripista di vari Comuni e la battaglia di numerosi sindaci per la trascrizione delle nozze omosessuali celebrate fuori dai confini. Nel 2015 il Consiglio di Stato dichiarò illegittime tali trascrizioni, ritenendo questo tipo di unione «contrario all’ordine naturale» e del tutto «inesistente» e dunque «incapace, nel vigente sistema di regole».

La sentenza della Corte Ue, sottolinea Gassani, «chiarisce che tale obbligo non implica che lo Stato membro debba per forza modificare la propria legge interna», potendo «scegliere le modalità di riconoscimento; se però prevede una modalità (come ad esempio la trascrizione) per i matrimoni contratti all’estero, deve applicarla anche ai coniugi dello stesso sesso».

In sostanza, ogni Paese può stabilire lo strumento (trascrizione, registrazione o altro), ma non può discriminare i matrimoni tra persone dello stesso sesso se adotta la medesima procedura per i matrimoni eterosessuali celebrati all’estero.

Ciò «non significa che tutti gli Stati debbano legalizzare il matrimonio egualitario: resta ferma la competenza nazionale sulla materia del matrimonio, ma vincola l’esercizio di tale competenza quando è in gioco il diritto dell’UE, come la libertà di circolazione e lo status familiare», aggiunge il matrimonialista.

In Italia, attualmente, i matrimoni tra persone gay possono essere ricondotti alle unioni civili. Tuttavia, per effetto del diritto dell’Unione, la decisione impone che «lo status di “coniugi” possa essere riconosciuto se soddisfatte le condizioni (matrimonio in altro Stato membro più esercizio della libertà di circolazione/soggiorno)» e quindi anche in Italia», precisa Gassani, ricordando che «questo riconoscimento può generare effetti importanti: ad esempio, nella trascrizione nei registri, nella protezione sociale, nell’immigrazione e così via».

Più articolato il capitolo figli. Il nostro ordinamento non riconosce automaticamente la doppia genitorialità nelle coppie omosessuali; «la recente sentenza della Consulta riconosce la madre intenzionale per i figli nati con procreazione assistita. Non è tutelato il padre intenzionale, che può solo adottare il bambino in casi particolari, come sancito dalla legge 184 del 1983».

Per Gassani, «questo quadro di grandi incertezze e ambiguità del nostro diritto di famiglia genera spesso vulnerabilità per i minori, che rischiano di non vedere pienamente tutelati i loro diritti, soprattutto nelle situazioni di vita quotidiana».

Proprio per questo «la decisione della Ue assume un particolare rilievo: quando una coppia dello stesso sesso ha formato la propria famiglia in un altro Stato membro dell’Unione e vi ha esercitato la libertà di circolazione, il riconoscimento dello status familiare acquisito all’estero diventa essenziale per garantire ai minori la continuità della loro vita familiare».