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la mega opera

Ponte, Salvini in pressing sulla Corte dei Conti: «Mi rifiuto di pensare che qualcuno voglia fermare il piano»

Mercoledì i giudici contabili dovranno esprimere, come impone la legge, il parere di legittimità. E il viceministro interviene oggi così sull'atteso responso

Redazione La Sicilia

27 Ottobre 2025, 15:28

15:37

«Mercoledì abbiamo l'appuntamento con la Corte dei Conti per l'ok definitivo alla più grande opera pubblica in lavorazione in Occidente e sono fiducioso sul via libera al Ponte sullo Stretto». Lo ha dichiarato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, intervenendo al Green Building Forum, dove ha ribadito il valore strategico dell'opera come simbolo di sviluppo e modernizzazione per l'Italia. 

«Mi rifiuto di pensare che qualcuno possa prendere in considerazione di fermare un piano che porta il nostro Paese a livello dei grandi player mondiali», ha aggiunto, sottolineando come il progetto rappresenti non solo un investimento infrastrutturale, ma anche una scelta politica e identitaria.

Per questo motivo, ha detto, «conto che mercoledì venga presa liberamente» da parte della Corte dei Conti «una decisione positiva. Il mio obiettivo - ha concluso il ministro - è partire a novembre con i cantieri», evidenziando che i tempi tecnici sono ormai maturi e che il governo intende procedere con determinazione. Salvini ha infine rimarcato come il Ponte rappresenti «una sfida di ingegneria e di visione», destinata a «cambiare la storia delle infrastrutture italiane».

Pochi giorni fa l'ufficio di controllo della Corte dei Conti - demandato a verificare la legittimità della delibera con cui il Cipess (il comitato interministeriale per la programmazione economica) ha dato via libera al Ponte - aveva espresso parere negativo. Ma aveva a sua volta lanciato la palla all'organo collegiale della Corte. In particolare l'Ufficio di controllo avanza dubbi su alcuni temi già oggetto di ampio dibattito. In primis i principi di derivazione eurounitaria di concorrenza, alla luce delle significative modifiche intervenute nel progetto originario e delle nuove opere e varianti successivamente previste. Si fa riferimento al fatto che il governo Meloni ha resuscitato il vecchio appalto del 2011 senza indire una nuova gara pubblica, eventualità prevista dalla normativa ma a patto che il perimetro del vecchio appalto, a cominciare dal suo importo, non venga incisivamente modificato.