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Appalti pilotati nella sanità, le carte dell'arresto di Totò Cuffaro: per la giudice esiste un «metodo» ma non il «sistema»
Ecco quale capitolo dell'inchiesta ha portato la gip a far scattare i domiciliari per l'ex governatore siciliano. La valutazione sull'esistenza dell'associazione per delinquere
Totò Cuffaro
Totò Cuffaro è ai domiciliari. Il capitolo investigativo che ha fatto scattare la misura cautelare nei confronti del leader della Dc è quello sul concorso degli Oss (operatori socio-sanitari) al "Villa Sofia-Cervello" di Palermo. Non a caso, infatti, sono finiti agli arresti domiciliari anche Roberto Colletti e Antonio Iacono. La corruzione per la gip di Palermo Carmen Salustro è provata. «Il tenore e il contenuto dei dialoghi di maggiore rilievo indiziario - scrive la gip - consentono di ritenere superata la soglia della gravità in relazione al reato in contestazione e di confermare» la ricostruzione della procura.
«Non residuano dubbi in merito alla qualità di pubblici ufficiali ricoperte da Roberto Colletti, quale commissario straordinario dell'Azienda Ospedaliera Riuniti "Villa Sofia-Cervello" e poi anche Direttore generale della stessa, e da Antonio Iacono, presidente della commissione esaminatrice». L'ex governatore siciliano, che vive l'incubo di una misura cautelare dieci anni dopo aver messo i piedi fuori dal carcere di Rebibbia, si sarebbe mosso per intercedere «già prima della gara» a favorire la nomina di Colletti a Commissario straordinario, così «da avere garantito un sicuro e fidato apporto per la "manipolazione" del concorso». La mediazione di Cuffaro «realizzata, al fine di assicurare il mantenimento di Colletti al vertice della struttura sanitaria, quale Direttore generale» deve ritenersi come il "corrispettivo" del pactum sceleris.
Lo stesso accade per la scelta di Iacono come «nomina a presidente della commissione esaminatrice» che sarebbe stata caldeggiata da Cuffaro. «Risulta comprovata la conclusione fra i due pubblici ufficiali, Iacono e Colletti, e il privato Cuffaro, dell'illecito accordo - scrive la gip - avente ad oggetto l'alterazione del concorso pubblico tramite la consegna in anteprima, col contributo del collaboratore dell'ex governatore Vito Raso, delle domande previste per la prova scritta e indicazione delle domande previste per la prova orale, in cambio di promesse e favori realizzati dallo stesso Cuffaro a vantaggio dei due».
Sulla gara dell'ausiliariato all'Asp di Siracusa, la gip invece ha riqualificato per Totò Cuffaro, Mauro Marchese e Marco Dammone il reato di corruzione in traffico di influenze. I rappresentanti della Dussmann Service sono stati sottoposti alla misura dell'obbligo della presentazione alla polizia giudiziaria con il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche per la durata di un anno.
Nel filone del consorzio di bonifica per la gip non ci sono elementi investigativi sufficienti a comprovare l'assunto della procura.
Infine, la gip ritiene esserci un «metodo (illecito) Cuffaro», ma non un sistema. Infatti ha rigettato le misure relative all'associazione per delinquere contestata dai pm di Palermo. Il giudice ritiene che «seppur si condivida l'impostazione accusatoria» nella parte in cui mette in luce l'esistenza di una sorta di «metodo» che è stato posto in essere «costantemente» da Totò Cuffaro «allo scopo di realizzare i propri interessi e si ritengano sussistenti vari e interessanti spunti investigativi legati a più vicende nelle quali l'indagato risulta coinvolto, non si reputa che la complessiva lettura dei dati raccolti e finora sottoposti a valutazione possa indurre a concludere nel senso di confermare l'esistenza di un'associazione fra questi e gli altri indagati».
Risulta evidente l'interesse a perseguire «un interesse politico» condiviso ma non vi sarebbero elementi sufficienti a provare «l'esistenza di una struttura organizzativa stabile finalizzata alla realizzazione dei reati contro la pubblica amministrazione».

