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L'imprenditore antiracket accusato di truffa con i bonus edilizi: sequestrati 3,5 milioni a Giuseppe Piraino

L'inchiesta della Dda di Palermo e della Guardia di Finanza: fari accesi su almeno 7 milioni di contributi pubblici

Fabio Russello

15 Ottobre 2025, 09:30

10:58

La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato beni per un valore di circa 3,5 milioni di euro a Giuseppe Piraino, imprenditore noto per la sua battaglia antimafia in città. Piraino, divenuto simbolo di resistenza al racket dopo aver filmato e denunciato un estortore che gli chiedeva il pizzo, è ora accusato di aver commesso 15 truffe legate ai bonus edilizi.

L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Palermo sotto la guida del procuratore Maurizio de Lucia, ipotizza reati di truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche e indebita compensazione di crediti inesistenti. La Guardia di Finanza ha condotto le indagini, stimando che l’ammontare complessivo dei bonus edilizi fraudolenti superi i 7 milioni di euro.

Chi è Giuseppe Piraino

Giuseppe Piraino, legale rappresentante della ditta edile La Mosina Costruzioni Srl, aveva ricevuto attestazioni di solidarietà da parte della società civile e delle istituzioni dopo la sua coraggiosa denuncia contro il racket. Di recente, si è avvicinato al movimento politico Controcorrente, fondato dall’ex Iena e attuale deputato regionale Ismaele La Vardera.

Le carte dell'inchiesta

L’inchiesta della Procura di Palermo, nata da un esposto presentato nel luglio 2023 da una palermitana proprietaria di un appartamento, ha portato alla luce 15 truffe legate ai bonus edilizi, principalmente relative al rifacimento delle facciate. Al centro delle accuse c’è l’imprenditore palermitano Giuseppe Piraino, noto anni fa come simbolo della lotta all’antimafia per la sua denuncia contro il racket del pizzo.

La denuncia è stata sporta dalla stessa proprietaria dell’appartamento, che aveva affidato i lavori di rifacimento della facciata del suo palazzo alla Mosina Costruzioni s.r.l., società di cui Piraino è legale rappresentante. Nel dicembre 2012, l’assemblea condominiale aveva approvato l’affidamento delle opere sfruttando il bonus facciate al 90%. A fine 2021, il condominio aveva versato alla ditta un acconto di 26.715,93 euro, corrispondente al 10% dell’importo totale non coperto dal bonus statale, per un valore complessivo dei lavori stimato in 267 mila euro.

Il procedimento prevedeva la certificazione di congruità delle spese e la comunicazione dell’inizio dei lavori, con l’amministratore che aveva comunicato all’Agenzia delle Entrate la scelta dello sconto in fattura al 90%, con la cessione dei crediti fiscali legati al bonus facciate. Tuttavia, i lavori, che dovevano concludersi entro 120 giorni, sono rimasti incompleti: la ditta si è limitata a montare i ponteggi senza procedere oltre.

Secondo l’inchiesta, Piraino non avrebbe mai maturato il credito d’imposta derivante dalla cessione dei crediti da parte del condominio, dato che i lavori sono risultati incompleti. Le indagini, che hanno esaminato numerosi appalti gestiti dalla Mosina Costruzioni, hanno confermato che il caso denunciato non era isolato. Il costruttore avrebbe adottato come prassi la pratica di incassare, attraverso lo sconto in fattura, crediti d’imposta illegittimi, cedendoli in parte per monetizzarli e utilizzandoli in parte come compensazione fiscale.

Le truffe accertate dalla Guardia di Finanza sono 15